Quella degli Area è stata un'esperienza forse più unica che rara. Musicisti preparatissimi, furono, anche grazie al provvidenziale incontro con Gianni Sassi, il megafono di un'epoca, gli anni Settanta italiani per intendersi, fatta di utopie e battaglie, molte perse, qualcuna qua e là vinta. A ripensare al giorno d'oggi a quello che fu il loro percorso c'è quasi da stupirsi che un gruppo del genere possa essere realmente nato in Italia, considerando non solo la costante arretratezza della scena musicale/artistica italiana, con i suoi pochi mezzi e sempre in ritardo di un lustro rispetto al resto d'Europa, ma anche ad una certa ritrosia del pubblico italiano nei confronti di qualsiasi proposta "coraggiosa" o quantomeno "particolare".
Gli Area, invece, caso più unico che raro, come si diceva prima, riuscirono nell'impresa e, almeno fino alla scomparsa dello storico cantante Demetrio Stratos, riuscirono a tener banco per almeno un lustro, facendo della sperimentazione in musica e dell'impegno politico la propria bandiera. Una volta posta definitivamente la parola "fine" ad un'esperienza che, per passione ed intensità, per forza di cose non sarebbe potuta durare più di tanto, gli ormai ex membri continuarono le proprie carriere musicali nei modi più disparati ma sempre coerenti con loro stessi. Se nei confronti degli Area col tempo si è creato una sorta di timore reverenziale, quasi come se non si avessero mai abbastanza mezzi a disposizione per poter raccontare davvero quell'esperienza, dall'altra parte va sottolineato come i membri storici del gruppo, per intendersi Ares Tavolazzi, Paolo Tofani e Patrizio Fariselli, si siano invece sempre distinti per la disponibilità e l'ironia con cui, in più di un'occasione, si sono prestati a ripercorrere quella parte della loro storia artistica.
Chi negli ultimi anni ha avuto la fortuna di assistere ad uno dei tanti spettacoli dei rinati Area, infatti, non potrà aver fatto a meno di notare la leggerezza con cui i tre di volta in volta snocciolano simpatici aneddoti, facendo capire come forse nei loro confronti ci debba essere sempre stata una "seriosità" a volte fuori luogo. Ricordo il tono sornione con cui Tofani introdusse un concerto milanese di qualche tempo fa: "arrivato a Milano per la prima volta in vita mia incontrai tante nuove sigle...Area, Cramps, Digos". Chi a questo punto potrebbe raccontare al meglio la storia degli Area (anzi, ripercorre una lunga storia che comprende anche quella degli Area) se non una delle figure storiche di quell'ensemble? Patrizio Fariselli, infatti, ha avuto il merito di scrivere un libretto ironico ed autoironico, in cui vengono ripercorsi quarant'anni di avventure, pubbliche e private, ma con la musica sempre al centro dell'attenzione. Come ci tiene lo stesso Patrizio a specificare fin dall'inizio, il tono del racconto non può che essere scherzoso e volutamente leggero, guai altrimenti: chi si sorbirebbe duecento pagine di lacrime spese per ricordare i vari Demetrio Stratos, Gianni Sassi, Massimo Urbani? Sia chiaro, il "tributo" c'è, i compagni di una vita, sopra e fuori dal palco, sono citati di continuo, come poterli non tirare in causa, ma sempre con il tono spensierato che contraddistingue tutta l'opera. Vai quindi di siparietti tragicomici, con il "compagno" (in tutti i sensi) Tofani che diligentemente va con Fariselli fino in Inghilterra a cercare di convincere i capoccia della Virgin a pubblicare "Arbeit Macht Frei" e come tutta risposta i due si sentono dire "e perché dovremmo farlo?" o i resoconti delle improbabili trasferte nella più sperduta provincia italiana per la "causa" Area, con concerti spesso organizzati in contesti improbabili e tutto ciò che ne consegue. "Storie Elettriche" si compone infatti di un'infinità di storielle, "elettriche" o "acustiche" a seconda dei casi, rigorosamente suddivise per tematica, dal "piccolo imprevisto" della prima di "Caution Radiation Area" a Milano, al ruolo svolto da una e più generazione di passeri nella discografia di Fariselli, dalle "misteriose fughe" di Capiozzo durante il tour de "Gli Uccelli" (ma chi se lo ricorda?!) del 1982 al ritrovarsi ad essere le "guardie del corpo" di John Cage durante un catastrofico concerto milanese. Scopo di Fariselli, quindi, non è quello di scrivere una biografia sugli Area o sulla sua carriera, visto che ci hanno già pensato altri in maniera più che esaustiva, ma di proporre un "libro di memorie", un'infinita serie di aneddoti e resoconti legati, a filo più o meno diretto, ai suoi quarant'anni di carriera, dalle balere della Romagna ai palchi internazionali, riuscendo anche a mostrare il lato solare e spensierato di musicisti che, vista la proposta tutt'altro che abbordabile, spesso sono stati visti come eterni musoni incazzati con il mondo.
Una lettura piacevole, quindi, che aggiungerà un nuovo ed inaspettato punto di vista ad una storia già di per sé straordinaria.
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