Dalla tenera età di quattro anni mi son portato l'immagine di questa donna appresso: le sue apparizioni a Canzonissima, i suoi "Caroselli" del Piper Algida, il più tecnologico gelato del '68, che avevo imparato a maneggiare prima di gustarne quelle splendide spirali all'amarena o al cioccolato, le sue copertine sui principali settimanali di musica o di gossip a ritrarla come fenomeno di costume e modello femminile in un' Italia pronta a grandi rivoluzioni sociali, divorzio, aborto, nel rifiuto di vecchi ingranaggi politico-religiosi allo scopo di rendere il nostro paese finalmente libero di esprimersi e di essere europeo a tutti gli effetti.

Nei 45 anni di carriera la sua sterminata discografia è costellata di varie fasi come si conviene a una qualsiasi star, con la differenza di aver meglio sfruttato gli scarti generazionali allo scopo di proporre, e di proporsi, con musica e immagine sempre appaiate e convergenti spesso nelle sue esperienze private. La scelta di recensire questo album in particolare fa parte di questo discorso, ma mi tocca partire da tre anni prima dell'uscita...

Nel 1973, con mossa a sorpresa, PATTY PRAVO ritorna alla RCA con la PAZZA IDEA di riprendersi il suo pubblico, quelle masse che l'avevano idolatrata come RAGAZZA DEL PIPER e che non avevano gradito molto la sua successiva sbornia esistenzialista, con quell'immagine appesantita da trucco e sobri abiti da sera a renderla più vecchia di 10 anni. Ovviamente si riprende anche il top delle classifiche ed avanza leggera ad annusare di fiore in fiore, quasi a voler MORIRE TRA LE VIOLE portando a spasso LOU REED per I GIARDINI DI KENSINGTON. L'anno seguente MAURIZIO MONTI le cucirà addosso testi poetici e visionari, e lei, constatando di non essere MAI UNA SIGNORA, preferirà vagare COME UN PIERROT con in mano LA VALIGIA BLU. Ma nel '75 l'INCONTRO con un lampione acceso a Castel Sant Angelo la mette nelle condizioni di riflettere: musicalmente si è arrivati ai livelli di SOLEADO, il Monti è impegnato in una carriera solista che gli farà vendere una decina di copie in tutto e non bastano pezzi di Venditti e De Gregori per innalzare musicalmente un album che non decolla neanche prendendolo a calci. Non le rimane che correre verso i piani alti della RCA, i colletti bianchi si impregnano di sudore all'idea di un disco "diverso" con conseguente tracollo delle vendite, ma alla fine si decide per un perentorio "Chiamate Londra": a rispondere è VANGELIS PAPATHANASSIOU, che ricordava la spiderina bionda ai tempi del suo girovagare per l'italia coi suoi APHRODITE'S CHILD, e al momento, stabile nei Nemo Studios dopo aver rifiutato l'invito a entrare negli YES, è in piena creatività solista. 

Patty arriva a Londra col suo compagno, il chitarrista PAUL JEFFERY, e con alcuni musicisti italiani che verranno affiancati a quelli inglesi nelle sessions. Le composizioni vengono scelte tra autori "vari ed eventuali": si distinguono due giovani fratelli lucani, ARMANDO e PINO MANGO, quest ultimo all'esordio discografico su RCA, i tre pezzi ceduti, trasformati in Progressive Pop songs dalle magiche mani del greek-wizard, assumono una valenza inconsueta nell'ispirare un canto ancor più suadente e armonioso del solito, PER TE CHE MI APRI L'UNIVERSO e LA MIA STAGIONE IN PIU' sono dominate dai synth trattati anche a mo' di ONDE MARTENOT, mentre PER AMARTI D'AMORE viene arricchita dall'ENGLISH CHAMBER CHOIR nell'ulteriore avvicinamento agli stessi esperimenti elettronici di Vangelis. Lo stesso trattamento viene riservato alla Title Track, dove si fa fatica a individuare dove finiscono i cori e dove iniziano i mellotrons a causa di un missaggio di enorme ricercatezza, e alla drammatica intensità di ASSURDO, con tanto di prestazione vocale da antologia della nostra musica pop. Non mancano episodi più grintosi, come il funky-minimale di LA CICALA e il ritmo disco-oriented della battistiana IO TI VENDEREI, condito da bizzarre svisate di moog e perfetto per le dancefloor di quel '76. Altre due cover molto differenti tra loro sono DOVE ANDRANNO I NOSTRI SOGNI, la classica WHERE HAVE ALL THE FLOWERS GONE di PETE SEEGER, con uno splendido testo del compianto DANIELE PACE, e la meno riuscita E IO CAMMINO, rifacimento di EVIL WOMAN degli ELO, eccessivamente sovrarrangiata e con stucchevoli coretti femminili. E' l'unico neo di un disco altrimenti impeccabile.

Le vendite non raggiungono quelle precedenti, e anticipano un conflitto coi discografici: la necessità di dare un seguito ugualmente avventuroso porterà a uno stralcio del contratto e a un unico album su RICORDI, quel PATTY PRAVO che i fans per comodità son soliti chiamare BIAFRA ALBUM.

MA SE TANTO MI DA' TANTO!!!....

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