Certa musica è fatta per la notte, ha bisogno di luce soffusa e un'atmosfera soffice per entrare nella tua intimità. La notte è il momento più particolare, dove si ripercorre a ritroso la giornata, faccia a faccia con il passato e con un futuro che arriverà solo dopo la morte del sonno. Si ricordano gli errori e i momenti felici, è il momento in cui ci si sente più stanchi e forse più soli, dove ci si può chiedere senza nessuna fretta perché continuare a vivere.

In questi momenti di desolazione certa musica ti entra dentro e diventa compagna dei tuoi sogni e dei tuoi incubi. Così è Patty Waters, una strana esperienza tra il sonno e la veglia, un viaggio nei confini più oscuri della tua mente come anche con Tim Buckley, entrambi naviganti dello spazio infinito dei nostri pensieri, con il velo di tristezza delle spettrali composizioni di Nick Drake, delicate e pallide come la luna. Albert Ayler deve aver provato le stesse emozioni dopo averla ascoltata in un nightclub di New York, non perde tempo infatti a raccomandarla alla ESP-Disk, affascinato dalla sua voce utilizzata in modo così inconsueto eppure coinvolgente.

Il primo album del 1965 si intitola semplicemente "Sings", e le prime sette canzoni sono lente ballate accompagnate dal solo pianoforte, decadenti, infinitamente dolci nella loro semplicità e allo stesso tempo ineffabilmente malinconiche, sono quasi un'unica lunga composizione. L'ottava canzone, la cover "Black Is The Color Of My True Love's Hair", arriva inaspettata, inizia in sordina, poi diventa come un lento free-jazz in cui lo strumento solista che si muove indomabile è la voce, una voce che ha aperto la strada a tanta sperimentazione e che ha esplorato le capacità più turbanti di questo strumento così "umano", è una canzone che entra dentro non attraverso le orecchie, ma direttamente dalla pelle, facendosi largo a graffi, compagna e ispiratrice degli incubi peggiori, con la parola "black" che viene gridata e sussurrata in tutte le maniere, esorcismo di tutti i nostri dolori.

Quest'album è come la notte, oscuro e desolato, compagno della nostra solitudine, e Patty Waters rimane una delle grandi vocalist jazz, la cui importanza delle sue sperimentazioni va oltre, non a caso artisti come Diamanda Galas, Patti Smith, Yoko Ono, la indicano come punto di riferimento e ispirazione.

Ammirata e amata dai (pochi) ascoltatori che hanno conosciuto la sua intima sensibilità, vale sicuramente la pena di essere recuperata.

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