Questa schifiltosa operazione meramente e (neanche tanto) subdolamente commerciale (verrebbe, eticamente, da chiedersi cosa realmente non sia/diventi, in ambito musichevole e chiunque ne sia l'autore, "commerciale/abile", una volta record-ato e posto in vendita...) non impedisc(i)e di apprezzare gli inediti quanto ardimentosi und melliflui vocalismi pop-swingeggianti (coverizzanti) contenuti in cotanto merci/massificante leggiadro lavoro; una cospicua pop/rock pletora di (presunti) brani dei "nostri giorni": attuali, perlomeno rispetto a quelli contemporanei all'esecutore e a quelli dei Suoi "vetusti" (non per questo deprecabili, a scanso di equivoci) auscultatori et apprezzatori.
Rigettato alle (misere) ortiche qualche kilotone di naturali segni temporal/fisionomici dovuti all'avanzata etade ed inforcata una splendida nuova dentiera, l'arzillo Paul, adotta una efficace audio-strategia diametralmente opposta/inversamente e cronologicamente proporzionale a quella dell'enfant prodige (si fa per dire...) giovinastro-Bublè (in odor di mediatica glorificazione dovuta a sterile rilettura), a cui di fatto si deve la promulgazione (colpa?) et implicita "sponsorizzazione" sdoganante, in sìffatta macroscopica maniera, di questa audio-rispolverata/rimpatriata del nostro più che vispo crooner (semi)settantenne. Un personaggio che, a Suo tempo (nel bene o nel male) rappresentò, per i Suoi coetanei e circostanti, ciò che oggi potrebbero esemplificare gli autori riciclati/riproposti in questa orchestrata swing-collection; collocata una stabile, corposa quanto sobriamente stratificata e mai fuori dalle righe banda (ben sessantaquattro elementi...) qualsivoglia-instrumento suonante, dietro i propri celeberrimi crooneristici e vitali vocalizzi, Grandfather Paolino, si cimenta nella efficace et agile rilettura di acusticheggianti materiali non propriamente (in origine) swing: tra i frammenti più gradevoli segnalerei l'ultra-svisata "Black Hole Sun" (di Chris Cornel-iana memoria) divenuta (post-Anka trattamento) una sobria traccia ultra sdolcinata, riflessiva e auricolarmente gratificante, altresì "Eye Of The Tiger" (di Rocky-ana cinematografica origine), "The Way You Make Me Feel" (del nero più "auto-slavato" d'America: Mister M. Jackson) o ancora la Bon Jov/esca (aargh!!) "It's My Life", divengono straniante occasione di piacevole (talvolta imbarazzante) spiazzante ausculto. Talune tracc(i)e sì audio-riadattate non appagano/convincono integralmente il vituperato orecchio (segnatamente e forse per manchevolezze qualitative proemiali alla rilettura: "True" di Spandau Ballet/iana-historia, o "Eyes Without A Face" di Mr. Ciuffo-Ribelle Billy Idol) per ardito/forzoso -perlomeno per le umili e scartavetrate sfascievoli capienti orecchie- adattamento.
In conchiusione (di già?) un lavoro tanto superficialmente gratificante e sorprendente (sentire l'attempato Paul che con i suoi "Com'On" fà il verso al David Lee Roth di Van Halen-iana epoca, diverte assai), tanto integralmente "fittizio" (...ma chi se ne importa, arrivarci a quell'età con tale grinta) indi privo di costruttivi artistici contenuti.
Certo, se avesse swing-riletto Devo, NoMeansNo, o (primi) Orbital ci saremmo divertiti, sicuramente, assai di più...
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