Spessissimo, quando un componente importante di una band annuncia «Voglio incidere un album solista», si inizia a vociferare di tensioni interne alla band, di rotture, di split-up, di una probabile svolta commerciale del solo-project in questione eccetera eccetera. Nel 2009 Paul Banks, cantante degli Interpol dal timbro "curtiano" - la cui band però non è in vista di uno split-up ma sta invece lavorando a nuovo materiale, annuncia appunto di voler incidere un disco con delle canzoni proprie, alcune fresche fresche, altre datate, anche risalenti a 10 anni fa. Quindi ecco che ad agosto vede la luce questo "Julian Plenti Is... Skyscraper". La produzione solista di Banks viene pubblicata sotto lo pseudonimo di Julian Plenti - un incrocio tra il suo secondo nome (Julian) e un cognome d'invenzione (Plenti) - pseudonimo che a quanto pare usava già da prima della formazione degli Interpol.
E dunque, è una menata commerciale o una mera fotocopia della sua band madre? No. Qui Paul Banks/Julian Plenti dà vita a qualcosa che per buona parte si distacca dal suono tipico degli Interpol, quell'indie rock / new wave revival che tanto ha fatto scuola con quel magnifico "Turn On The Bright Lights" del 2002. La base è quella, chiaro, ma a questo aggiungeteci l'utilizzo di un pizzico di elettronica di sottofondo, un certo flavour folk in un paio di tracce, una maggiore leggerezza del mood e la voglia di metterci qui e là qualcosa di diverso.
L'opener "Only If You Run" è una traccia ariosa, 'leggera' e piacevole. La cosa che si nota subito è che l'album è in gran parte molto meno guitar-oriented di quelli degli Interpol. La successiva "Fun That We Have" ha un ritmo maggiormente sostenuto e ricorda di più la band madre di Banks. Nella traccia tre - "Skyscraper" - invece fanno capolino una chitarra acustica e un paio di violoncelli (assieme a un lievissimo tappeto effettistico di sottofondo) che svela quindi quella vena leggermente folk di cui accennavo in precedenza. Per la maggior parte del minutaggio la traccia è strumentale, Plenti fa la sua entrata con la sua voce baritonale solamente nella seconda metà, intonando malinconicamente un'unica frase.
È poi la volta di una delle tracce migliori dell'album (e che maggiormente richiama alla mente gli Interpol), "Games For Days", traccia più 'chitarrosa' con un ritornello avvolgente e una coda che chiude magnificamente la canzone. "Madrid Song" è breve quanto intensa: 2 minuti di pianoforte, voce, un lontano violino - che quasi si nasconde, intessendosi nella trama principale della composizione - e una voce femminile filtrata, che dà un tocco retrò al tutto. "Madrid Song" si rivela così una delle tracce più particolari e sperimentali dell'album. "No Chance Survival" è una delicata traccia che vede anche la comparsa di un contrabbasso e dei tocchi qui e là di xilofono. "Unwind" alza il ritmo è inserisce anche delle trombe, mentre in alcuni tratti la voce di Plenti è filtrata. Canzone, questa, meno godibile delle altre.
"Girl On The Sporting News" ha un tocco quasi blues, con la voce di Banks/Plenti che si fa davvero avvolgente. "On The Esplanade" è la seconda traccia dal carattere folk. Voce, chitarra acustica e un violoncello. Delicata e ben riuscita. "Fly As You Might" ha dei ritmi "lenti", dettati in primis dalla chitarra, e vede anche l'intrecciarsi di riverberi di sottofondo. La chiusura di questo album davvero piacevole è data però a una traccia riuscita male a mio avviso: "H" è fatta di pianoforte ed effetti ambient ai quali poi si aggiungono una voce "salmodiante" (che non è quella di Banks) e la chitarra acustica. Un esperimento che a me personalmente non è piaciuto.
Come considerare dunque la prima prova solista di Julian Plenti? Per me è una buonissima prova, nei cui solchi ci sono diverse sperimentazioni (alcune davvero ben riuscite), nonostante in alcune tracce si senta maggiormente lo spettro della band di NY (cosa che però credo sia quasi inevitabile). In conclusione per me Plenti è promosso pienamente e si becca un bel 4/5. In attesa di un nuovo lavoro da parte degli Interpol, alla prossima, Julian...
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