Al fine di valorizzare al meglio le proprie radici ebraiche, ma anche di tutto il movimento musicale che da lì ha preso avvio (non solo in senso geografico, considerata la presenza di tale popolo su un'ampia fetta della superficie terrestre), John Zorn ha appositamente creato - alcuni anni or sono - una serie di uscite, denominate 'Radical Jewish Culture', che costituiscono una delle varie diramazioni tematiche della sua etichetta, la Tzadik.

Ed è proprio all'interno di questa tipologia di appartenenza che si muove Paul Brody con il suo quintetto, che prende il nome di Sadawi; quintetto saltuariamente incrementato dalla presenza di ospiti vari, tra cui Zorn stesso. Il trombettista di stanza in quel di Berlino opta per un'interpretazione sonora, che tende alla mescolanza della tradizione più propriamente klezmer, oltre che balcanica, con strutture jazz abbastanza comuni (salvo alcuni sporadici passaggi al limite del jazz rock e comunque mai in una prospettiva avant), con un'esecuzione sin troppo pulita, ma scarsamente efficace e incisiva, e senza considerare che certe soluzioni strumentali, come ad esempio quelle in cui fa la comparsa il banjo, ma pure quelle in cui si provano vie malferme e troppo sporadiche per essere ritenute credibili di contaminazione con l'elettronica non radicale ("For The Moment") lasciano parecchio a desiderare.

Non rilevante.

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