Paul Di Filippo è un autore visionario e dotato di una fervida immaginazione e allo stesso tempo di ironia e capace di brillanti sviluppi all’interno delle trame delle sue storie di contenuti filosofici rilevanti o persino fondamentali. Per farlo egli non accetta compromessi e dopo aver intrapreso una via verso quello che possiamo definire e riconoscere con quei tipici tratti dell'assurdo oppure del surreale, la percorre fino in fondo senza paura e con grande determinazione e la consapevolezza di chi sa in che acque si sta muovendo e come arrivare fino alla fine della storia.

Questo romanzo del 2008, pubblicato recentemente su Urania e intitolato “Cosmocopia” si potrebbe definire una vera e propria opera cosmica, un compendio allucinato di un testo di filosofia umanistica e un testo di letteratura in bilico tra quelle visioni di Aldous Huxley e una narrativa sci-fi che a tratti si fonde con l'ambientazione fantastica e pure sempre mantenendo un certo carattere grottesco che a tratti può persino infastidire il lettore meno preparato e più spaventato di tutto quello che gli appare essere inspiegabile. Allo stesso tempo la stessa opera si può definire perfettamente rappresentativa del mondo concettuale dell'autore. Di Filippo ambienta le sue storie per lo più in un tempo imprecisato: questo non è del resto particolarmente rilevante e in questo caso ad esempio siamo in un futuro prossimo distopico, ma Di Filippo concentra la sua attenzione anche qui sui singoli (nel caso specifico: sul singolo) personaggi che adopera in maniera strumentale come porte per l'universo.

Che il protagonista della sua storia sia in un grande pittore (Frank Lazorg) oramai invecchiato e costretto a uno stato di quasi totale infermità dopo essere stato colpito da un ictus, è chiaramente una scelta dal forte significato simbolico. I tempi migliori di Lazorg sembrerebbero essere passati: egli rifiuta questa condizione e si considera ancora un maestro insuperato e insuperabile, ma allo stesso tempo non riesce più a dipingere. In teoria potrebbe, ma è come se gli mancasse quella verve, quella spinta emozionale, costretto nel grigiore della sua vita da recluso. Ma dopo avere assunto una misteriosa droga allucinogena (una polvere ottenuta dallo “escarabajo psicodélico”, insetto diffuso unicamente a Santa Lucia nell’America Centrale) Frank ritroverà la sua verve e una creatività incontrollabile e allo stesso tempo sarà vittima di una insana follia che lo porterà a compiere un delitto irreparabile e aprire in una specie di rito di partenogenesi inversa, una vera e propria porta attraverso la "Cosmocopia": solo dopo avere vissuto avventure incredibili attraverso i suoi diversi “strati” e nei quali rivaluterà il concetto stesso di creazione sino alle sue forme più primordiali, risalirà fino al suo vertice, compiendo così in maniera circolare quel lungo e forse infinito viaggio concentrico della vita dalle origini fino al concepimento e l’uomo e ritorno.

Avvicinabile concettualmente a un grande e fondamentale film come “Altered States” di Ken Russell, “Cosmocopia” è un testo carico di significati simbolici e spunti di riflessione. Allo stesso tempo avventuroso e affascinante, il romanzo è un vero e proprio piccolo capolavoro di questo autore che plasma la sua storia come se egli stesso fosse una specie di creatore e dirottando lo stesso lettore in questa specie di cosmo a spirale fino al vertice e poi daccapo. Un piccolo passo alla volta per l'uomo, un grande balzo per l'umanità.

Carico i commenti...  con calma