Siete mai stati in un corteo quando la situazione sfugge di mano?
Avete mai sentito urlare "Via, via!", mentre una folla terrorizzata vi corre incontro senza nemmeno capire cosa stia succedendo?
Avete mai avuto la canna di un mitra puntata in faccia?
A me è successo. Credo sia una delle situazioni più brutte che possano capitare.
Pensi solo frasi smozzicate, senti freddo.
Non sta capitando a me.
No.
Non può essere.
Io sono inerme, disarmata.
Non ho fatto niente.
Ho le mani alzate, non sparate.
Non sparate, Cristo.
Intorno, ombre in corsa, paura che sa di polvere da sparo, paura che lega i denti.
Gente impazzita.
Davanti, la canna dell'arma luccica al sole, tu ti muovi, lei si muove, ti segue.
Un militare ti ride in faccia.
"Oggi vi ammazziamo tutti".
No.
Non sta succedendo davvero.
Non pensi ad altro, in quel momento.
Non ti passa davanti la tua vita, niente di simile.
Vorresti solo essere invisibile, altrove.
Non essere uscita di casa quel giorno.
Pensi a cose stupide.
Pensi che ti scappa la pipì e che te la farai addosso, quando verrai colpita.
Cose così.
Soprattutto, pensi che sei fragile, friabile, impotente.
Che se a quello davanti trema la mano, tu non ci sei più.
Per fortuna, nessun mitra sparò, quel giorno in cui mi ritrovai sotto tiro, nel fumo delle cariche e dei lacrimogeni. Ma a Derry, in un freddo giorno d'inverno, il 30 gennaio 1972, i mitra spararono. Rimasero per terra in 14.
"Bloody Sunday" è la cronaca di quel giorno. Era, doveva essere, una marcia pacifica per i diritti civili organizzata dai cittadini di Derry. Finì per diventare il giorno in cui l'Ira si trovò improvvisamente molto più forte: i cittadini di Derry si arruolarono a decine, dopo aver visto i paracadutisti inglesi sparare sui loro cari. Su persone che correvano con una bandiera bianca in mano, che cercavano di soccorrere i feriti, persone già colpite, a terra, finite con un colpo alla testa. Fu un colpo mortale al processo di pace in Nord Irlanda, e portò con sè troppi anni di odio.
Solo recentemente il governo inglese ha ammesso che le vittime erano innocenti, che quella strage fu del tutto gratuita e immotivata.
Meglio così: non è mai troppo tardi, per ammettere una colpa. Dovremmo impararlo anche da queste parti...
Greengrass riesce a rendere con feroce perfezione questo panico gelido, quasi irreale, grazie alla scelta di utilizzare la telecamera a spalla.
Un accorgimento che da "Blair Witch Project" a "Rec" passando per "Cloverfeld" è stato usato spesso nel cinema horror, perchè crea un'immedesimazione molto forte in chi guarda. In questo caso serve a tuffare lo spettatore in un incubo realmente avvenuto.
"Bloody Sunday" fa maledettamente male, non solo a chi conosce la storia cupa e complessa dei cosiddetti "Troubles", gli anni di piombo del Nord Irlanda.
Perchè non è una fiction, non è un videogioco. Qui non si scherza: "Bloody Sunday" è lacrime di rabbia, dolore impotente, terrore allo stato puro. Fa male da tutte le parti, nello stomaco, nel cuore e nel cervello.
Da vedere, perchè il dolore tiene viva la memoria. Se c'è la memoria, è più difficile ripetere gli errori.
Almeno, mi piace pensare che sia così.
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