Dopo aver nutrito massiva devozione per le ragguardevoli electro/house/techno-ellitticazioni* generate tramite la Orbitale-nomea in consanguineità col fratellino Philip, ammetto chè ero (moderatamente) incuriosito dal debutto in forma solitaria pubblicato al termine dell'appena trascorso mese di maggio ('07: meglio precisare per chì scruterà tanta futura/arcaica de-pagina nell'appropinquarsi al duemilatrentanove) dell'elektro-ecologico Paul.
Pur non addentrando nel personale mérito in (ahem) mèrito alla ‘sì definita "congeniale" mutazione assunta dal musico-personaggio in questione non sarei esaustivamente certo chè le complessive nove (e novelle) tracc(i)e, crono-raggrumate in un lasso temporale di sole quattro decadi minuto-primistiche, rappresentino esattamente la "condizione (suono) ottimale" chè ci saremo, pretenziosi fruitori di suoni & rumoracci assortiti chè non siamo altro, today-come-oggi attesi.
Le globali coordinate suono-spazio-temporali inscenate, tranne qualche inatteso quanto inedito para-cameristico episodio (la barocca ma affatto disdicevole "The Unsteady Waltz" indi la conchiusiva celestialeggiante "Dust Motes"), invero non è chè poi differiscano in maniera sostanziale da quanto già origliato nel più o meno recentissimo (eliocentrico) passato: house/poptronica non particolarmente progressista, sufficientemente (anche troppo) lineare talvolta corroborata da episodici epic-soundscapes ("Haven't We Met Before") dotati di mirabile cesellatura.
Fra i momenti degni di particolare menzione porgerei alla Vostra bulboculare attenzione la notevole e digitalmente aggraziata "For Silence", vocalmente impreziosita dall'ugola woman-usignolesca di cotal Mademoiselle Lianne Hall, la equilibrata house-pop materia condensata in "Nothing Else Matters" (Absolutely NOT, Metallica relationscippes), la pesantemente/Orbitalmente nostalgica "Patchwork Guilt", le sinusoidali scansioni elettrotecniche scatenate in "Aggro", ugolarmente trafitta e trascinata da, nientepopòdimenoché, Sir. Joseph Arthur.
Certo l'inusitata amalgama digital-flautistico-ocarinistica rabberciata su "Simple Sounds" non è chè - con discreta probabilità - verrà rimandata ai pòsteri [apprezzabile l'intento, discutibile il risultato] quale souno-monumento tra i più felici della stagione in corso, così come l'intervento di Sua (Cure)Maestà Mr. Robert Smith all'interno della furbetta "Please" (non a caso primo singolo estratto) risulta vieppiù pleonastico se non completamente evitabile.
Patchwork con svariate e variopinte luci ottenebrato da talune limitate e limitanti ombre: stabilite Vobise sé esporre la Vostra neuronaglia percettiva al testé narrato musico-(foto)conduttore.
* in maniera più congrua nei lavori di metà anni novanta: la extesa-versionen del singolo "The Box" (‘96) la collocherei tra i momenti più fèlici et alti/sonanti in ambito elettronico - non d'assalto - profferti dalla scorsa decade;
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