Vivacità ritmica e brio strumentale sono soltanto due delle caratteristiche del ciclo di "Kammermusik" di Paul Hindemith: sette composizioni scritte negli anni '20 del secolo scorso, cui si aggiunge un pezzo per quintetto di fiati, la "Kleine Kammermusik", anch'esso di solito assimilato al ciclo. I brani sono di media durata, si va dai 13 minuti del più breve ai 20 del più lungo, e si arriva così a 2 ore e 20 minuti di durata complessiva: un ascolto impegnativo, anche se non particolarmente difficile.

Musica da camera si intitola questo ciclo perché scritto per ensembles strumentali di organico contenuto, e in cui i vari strumentisti sono trattati come se fossero dei solisti: tanto è vero che il primo pezzo, la "Kammermusik n. 1" è scritta "per 12 strumenti solisti", come recita la descrizione. Suddiviso in quattro brevi movimenti, il pezzo sembra dettare le regole per tutti gli altri (con qualche eccezione): i movimenti estremi sono veloci e scattanti, caratterizzati da intricate linee melodiche e da una magistrale ricchezza timbrica e stilistica; quelli mediani sono più lenti e riflessivi, con passaggi lirici e distesi.

A guardare l'organico degli altri brani del ciclo, tutti composti per uno strumento solista più ensemble, si incontrano gli strumenti consueti della tradizione classica più qualche sorpresa: così la "Kammermusik n. 2" è scritta per pianoforte, la "n. 3" per violoncello, la "n. 4" per violino. La "Kammermusik n. 5" è scritta per viola, strumento di cui lo stesso Hindemith era celebre solista, mentre gli ultimi due brani del ciclo mettono in primo piano la viola d'amore, un curioso strumento barocco a sette corde ("n. 6"), e l'organo ("n. 7"), di cui è molto divertente ascoltare la forzatura, operata dal compositore, da pio strumento adatto a esprimere le più solenni meditazioni a macchina lacerata e invadente che diffonde nello spazio sonoro, senza timidezze, la sua voce impetuosa.

Anche la "piccola" Kammermusik, il pezzo per cinque strumenti a fiato di cui si diceva all'inizio, non si discosta stilisticamente dagli altri brani del ciclo. Così, chi volesse addentrarsi nell'ascolto di queste musiche di Hindemith ha mille motivi di richiamo: sapienza compositiva, esuberanza strumentale, ricchezza nelle sonorità, passaggi virtuosistici che riguardano buona parte degli strumenti in primo piano nei diversi pezzi..., insomma, con questa musica ci troviamo di fronte a uno degli esiti più brillanti della prima metà del Novecento.

Musica molto oltre il solito binomio "classico / romantico": musica che mi fa venire voglia di spalancare la finestra e gridare, a pieni polmoni: ricomincio da Hindemith!

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