Se nasci nel 1971, da genitori mitteleuropei e molto molto comunisti ti può capitare anche di portarti addosso un nome russo e romantico. Ho passato l’infanzia fra riunioni del partito in casa, marce della pace e festival dell’Unità con relativo stand. L’infanzia è stata molto formativa ed i genitori mitteleuropei a 18 anni non mi hanno mandata fuori di casa, ma mi hanno lasciato solo vitto e alloggio, quindi per tutto il resto dovevo cavarmela da sola.
Nell’estate 1989 comincio a fare la prima stagione come barista a Riccione e vado a vivere lì non sapendo più di tanto di essere al centro, nel cuore della movida italiana.
Durante la prima serata libera vengo da amici portata all’Ethos Mama Club di cui vi scrivo qui la storia!
“Gianluca Tantini, allora organizzatore di concerti, decide di buttarsi in una nuova avventura e aprire l’Ethos Mama Club a Gabicce chiamando alle armi il meglio che offriva il mercato, Flavio Vecchi come Resident DJ. La stagione invernale dell’87 inizia in pompa magna e così per quattro anni, l’Ethos era il primo club in Italia dove la gente ascoltava e ballava qualcosa di rivoluzionario: – Chicago Traxx, Tekno Detroit e Deep House. Nell’89’, poi apre il prolungamento di questa meravigliosa serata, al popolo della notte non bastava più ballare fino alle 5, voleva attraversare la notte per arrivare all’alba: nasce il Vae Victis e a mettere i dischi era un altro mostro sacro del panorama musicale, Ricky Montanari. Un concetto nuovo di week-end, un condensato di stile, carisma e innovazione che si concentravano nella musica di Flavio prima e Ricky dopo”
E’ in questo habitat che vengo catapultata dagli amici dopo il lavoro ogni sabato. La prima volta nulla sapevo di look discotecari quindi avevo una semplice minigonna e un paio di ballerine. La mattina vengo portata anche al Vae Victis! Prima di andare all’after un’amica mi dota di scarpe col tacco che aveva portato di scorta. La volta dopo avevo già il look adeguato. L’Ethos faceva una rigorosa selezione all’esterno. Ho conosciuto gente di tutta Italia è stato un periodo magico della mia vita.
Ho passato cinque anni in Romagna e fatto di tutto, dalla riempi pista, alla PR, dalla cameriera alla barista e soprattutto ho guadagnato abbastanza per arredare parte della casa quando mi sono sposata.
Ora quando mi sono fidanzata nel 1995 io e il mio discotecaro marito abbiamo deciso di smettere con le danze e cominciare una vita di famiglia dato che entrambi avevamo lavori solidi e seri.
Oggi mi trovo a lavorare in una ambiente molto giovane. Negli uffici e alle feste la Techno la fa da padrone ed eccomi qui a recensire un altro DJ e un altro DJ Set. Ovviamente la techno con la quale sono cresciuta è per me un grande amore e alle prime note non riesco a tenere ferme le gambe, come sta succedendo ora che scrivo con il DJ Set in ascolto.
Stavolta parlo di Paul Kalkbrenner che adoro. Originario di Berlino egli suona dal 1992, Nel 1999 segue l'etichetta discografica BpitchControl. È proprio per questa che produce i suoi attuali otto dischi.
Il DJ set in oggetto si svolge al Tomorrowland nel 2018. Il caldo sembra infernale, tutti ballano sotto gli ombrellini per ripararsi dal sole. Paul invece è lì vestito di nero e scalzo fra una sigaretta e un e un sorso di birra con un volto quasi sofferente snocciola tutti i suoi brani più conosciuti. La Techno di Paul è molto fluida ti lascia quel filo di gas che ti permette di ballare anche ad occhi chiusi. Nessun picco, nessuna esagerazione. Ora, diciamo che questo DJ set lo metto per rilassarmi.
Nel 2008 ha avuto un enorme successo con il film autobiografico “Berlin Calling” nella quale riesce ad “intenerire” per via del suo percorso ovviamente travagliato dall’uso e abuso di alcool e sostanze. Il fim parla molto anche dei disturbi di personalità che misono molto a cuore. Difficile immaginare la tragedia che sta dietro a vite così dissolute e solitarie.
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