Può mai una rockstar come Paul McCartney, alla testa dei suoi Wings, dopo una carriera di altissimo livello (non vado oltre, non voglio offendere qualcuno) con la più celebre band della storia, produrre qualcosa che riesca ad eclissare quel glorioso passato? Diamo un'occhiata: Dopo i Beatles, McCartney sfornava canzoni in abbondanza ed era piuttosto popolare, ma spesso sembrava che gli mancasse il consiglio artistico di chi, come Lennon, sapesse ridurre la sua attitudine ad accontentarsi alla mediocrità. Il rustico e ruvido esordio (i fans di un McCartney più grezzo però lo amano) Wild Life e il fiorente ma troppo autoindulgente (pardon per la rima) AOR di Red Rose Speedway sembravano il preludio di una carriera artistica di bassa lega, con solo qualche singolo sdolcinato e commerciale in classifica. McCartney iniziò, fortunatmente, a ritrovare consensi con un paio di ottimi singoli, entrambi del 1973: Helen Wheels e il prepotente ingresso in classifica della colonna sonora del film 007-Vivi e lascia morire, Live And Let Die. Purtroppo l'atteggiamento risoluto e dominante di Sir Paul e la sua insisenza a imporre la moglie non musicista sul palco, proprio non andava giù alle new entry Henry McCullough (ex Grease Band) e Deny Seiwell (chitarra e batteria) che abbandonarono il supergruppo poco prima del tour in Nigeria, funestato (come se non bastasse) dalle critiche del noto musicista africano Fela Ransome Kuti e da una rapina a mano armata. Precedenti davvero pessimi per un vero gioiello come Band On The Run, non trovate? La critica, che fino ad allora non aveva fatto altro che affilare i coltelli dopo le pesanti provocazioni di "Give Ireland Back To The Irish", "Hi Hi Hi" e "Mary Had A Little Lamb", fu entusiastica, definendolo come: "Un album di cui c'era da tempo un gran bisogno". Persino John Lennon (che, dai tempi dei Quarry Men, Paul considereva una divinità, da disturbare solo per insegnargli qualche nuovo accordo), che aveva criticato e deriso i lavori precedenti del 'Cute Beatle', lo definì un gran disco. Inizialmente ideato come un concept album sulla falsariga del medley sulla facciata B dell'immortale Abbey Road, l'abum è una vibrazione tangibile: la fiducia di Paul è, finalmente, appagata. E' la traccia eponima ad aprire le danze, un tour de force su tre temi, con un suo avvincente groove di chitarra pizzicata, magnifico e insubordinato: -Il primo tema descrive la frustrazione e la claustrofobia fatta a musica del protagonista -Il secondo é un urlo che scuote la terra e graffia le pareti del cuore, dichiarando una viscerale voglia di essere libero -Nel terzo il protagonista, trascende questa realtà materiale e contempla il mondo in tutte le sue forme Jet é il pezzo rock che più di tutti ricalca e supera i fantasmi del passato di Back In The USSR del White Album, vantando un'ottima e grintosa esibizione vocale di Macca; Bluebird é una tanto irriverente quanto edulcorata, presa in giro delle ballate acustiche di Paul; Let Me Roll It, con il suo riff ripetuto, riesce a trasormarsi in una melodia incantata; Il power pop coinvolgente di Mrs Vanderbilt fatto di chitarre alla Another Day ed un'allegra sezione di ottoni legano perfettamente con il pulpito da Apocalisse di Nineteen Hundred And Eighty Five. Il grosso punto di domanda sui testi, che potrebbero nascondere qualcosa sotto le 'allegorie' sopra citate (mia tesi personale), anche se molto probabilmente é puro non-sense (che da tutti viene preso inizialmente come un'idiozia; ma poi questa idiozia diventa quello di cui abbiamo bisogno per evadere da questo inferno) si risolve nel bellissimo inno alla pioggia, Mamunia. Picasso's Last Words é una valida ipotesi alle tesi riguardante la capacità di Paul di impedire che un pezzo incompleto possa distruggere un disco come Band On The Run. Fu Dustin Hoffman a sfidare Paul a scrivere una canzone sul grande pittore spagnolo, le cui ultime parole furono: "Bevi a me e alla mia salute. Tu lo sai, non posso più bere". Denny Laine fu coautore di quello splendido obelisco armonico che é No Words, i cui rochi toni ricordano vivamente le parti vocali dei Moody Blues. Bella la copertina, divertentemente parodiata nel film d'animazione Madagascar, che oltre ai Wings ritrae: Michael Parkinson (giornalista) Kenny Linch (attore e cantante) James Coburn (attore di Hollywood) Clement Freud (parlamentare inglese, romanziere) Christopher Lee (attore inglese, Saruman e Dracula) John Conteh (pugile di Liverpool) La dichiarazione di Danny Laine riguardo alla paternità condivisa del disco fra lui, Paul e Linda é fantasiosa. Lo stesso Paul lo definisce un disco 'quasi da solista'. Ma il pubblico, che é il critico migliore, non stenterà a conservarne una copia in camera vicino agli hi-fi.
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