Paul McCartney
McCartney

Pubblicato quasi in contemporanea con "Let It Be" il primo album solista di McCartney è un prodotto molto differente rispetto agli esordi dei suoi colleghi, Harrison e Lennon soprattutto. Infatti Paul non si affida a musicisti di fama per incidere il suo debutto come Ex-beatle, si isola con la sua Linda in Scozia e lì, con un vecchio registratore a poche piste, mette insieme il primo gioiello della sua carriera.
La prima impressione che si prova ascoltando il disco è che sia un lavoro strettamente domestico e ancora incompleto; l'inizio è affidato alla dolce "The Lovely Linda", un intervento di Paul alla chitarra di pochi secondi che sembra una canzone canticchiata, così per caso, mentre Linda è impegnata in qualche faccenda domestica, nonostante tutto però è suggestiva, e coglie subito lo spirito amatoriale del disco.
Con la successiva "That Would Be Something" Paul aggiusta il tiro verso una canzone caratterizzata da un ottimo canto e una base strumentale molto ruvida e spigolosa. Il disco si segnala anche per la presenza di brani strumentali, o meglio di canzoni di cui McCartney non ha scritto il testo, questi sono "Valentine Day" e "Momma Miss America". Spledide ballate sono invece "Junk", con il suo incedere malinconico, la rimanenza beatlesiana "Teddy Boy" e "Every Night", ripresa da Paul anche nell'ultimo Tour.
Altri brani sono piuttosto semplici nelle melodie e nei testi, ma comunque affascinanti, come "Hot As Sun/Glasses" vecchio abozzo di canzone risalente agli anni '50, su tutte però spicca la ballata probabilmente più famosa del McCartney solista, quella "Maybe I'm Amazed" che è una struggente dichiarazione d'amore verso Linda e che supera di molto la più citata, e un po' banalotta, "My Love", se l'avessero incisa i Beatles sarebbe entrata di diritto fra i loro classici.

Traendo le somme un disco coinvolgente, compratelo e mettetelo su una sera d'autunno e sedetevi in salotto sul vostro tappeto, vi sembrerà che Paul ve lo suoni proprio davanti, insieme a voi e solo per voi.