Ho letto delle recensioni in merito all'ultimo lavoro di Paul McCartney. Devo dire, anche se il mio parere è assolutamente innocuo in quanto appartengo alla frangia dei recensori comuni mortali, ci sono molte cose che non riesco a condividere.

Questo lavoro è stato, almeno per ora, oggetto di strali avvelenati, scagliati da persone che a parer mio o non hanno ascoltato per bene l'album, o lo hanno recensito davvero troppo superficialmente. Ascolto McCartney da almeno vent'anni e in base a ciò, anche se comune mortale, posso dire qualcosa in merito a "Memory almost full".

Sicuramente è inferiore alle finezze musicali offerteci da "Chaos and creation in the backyard", caratterizzatro da una freschezza nelle note che scorrono tanto piacevolmente da apporre, dopo un ascolto a caldo, un deterrente addirittura. Deterrente associabile ad un senso di canzoni "sgonfiate", scarne, che diventano essenziali e eccellenti dopo diversi ascolti.

"Memory almost full" è stato descritto, erroneamente, da alcuni come accozzaglia degli scarti di "Driving rain", album sicuramente brutto, tranne qualche effimero fascio di luce. In base a ciò non biasimo Sir Paul, in quanto quell'opera è stata partorita negli anni peggiori della sua vita. Uno stato confusionale e tragicamente evidenziato anche nelle tracce dell'album. Condanno con acredine chi ha scritto ciò. "Memory almost full" non è la scia di "Driving rain". Se così fosse stato non si sarebbe potuto ascoltare neanche tramite effetto eco.

Passando alla mia personalissima quanto discutibile analisi dell'ultima fatica di McCartney, apriamo il sipario con:
Dance tonight
- Ottima overture, semplice, schietta, senza troppe pretese, che ricorda in qualche passaggio "Give me love" di George Harrison. L'ukulele strimpellato dà parvenza di dolce canzone dedicata ad un bambino. Questa è, secondo me l'anima imponente del pezzo.
Event present past - Non eccezionale anche se molto scorrevole, abbastanza pulita nell'orchestrazione. Al massimo potrebbe apparire come canzone dalla metrica recidiva in quanto fin troppo simile ad altre canzoni di media schiatta dello sterminato archivio di Paul.
See your sunshine - Il primo punto basso della scaletta. Nella sfera melodica non suscita alcuna emozione che potrebbe magari evidenziarsi leggendo bene il testo ma non ci scommetterei molto. Ricorda qualche cosa gettata nell'oblio degli oscuri anni 1983/1986 da "Pipes of peace" a "Press to play". Nulla di più.
Only mama knows - Adesso cominciamo a ragionare. Avvio sottile  e trascinante con un probabile, quanto azzeccatissimo quartetto d'archi che si ripete nel finale, fino all'arrivo improvviso di una irruenza con foce ad estuario di una orchestrazione sanguigna e a tratti "sporca" di ottime chitarre elettriche e cori degni degli anni d'oro degli Wings. Da qualche parte sembra di sentire addirittura Denny Laine (anni d'oro quelli!). Pezzo eccellente!
You tell me - Traccia dall'anima malinconica, introspettiva, anche commovente in alcuni punti. Assolutamente non sdolcinata come avrebbe detto qualcuno. Assimilabile a lamenti dolorosi come la bellissima "Dear friend" o "Love in song". Da ascoltare con molta attenzione. Possibilmente in solitudine a scopo riflessivo.
Mr. Bellamy - Altra traccia di grande spessore. Orchestrazione interessante, ricca di suoni sapientemente spezzettati ma fluttuanti nella corporatura generale della canzone. Interessante anche dal punto vocale, dove McCartney si cimenta in alti-bassi difficilmente recuperabili altrove nell'ambito della sua discografia.
Gratitude -  Leggera flessione. In alcuni echi simile ad un blues nero con risultati inadeguati ma nonostante tutto non è da buttare via.
Vintage clothes - Pezzo divertente e scintillante, decorato con ottimi cori e sincere metriche fischietatte. Pezzo interessante, orecchiabile, assolutamente coinvolgente anche da ciò che ci offre l'orchestrazione. La scelta degli strumenti è ben disposta nello scorrere della canzone.
That was me - Altra flessione. Scorre troppo superficialmente, senza punti salienti sia musicalmente che vocalmente. Sembrerebbe gettata lì per tappare un buco. Tentativo malriuscito che fortunatamente dura poco.
Feet in the clouds - Traccia di transizione. Assimilabile alla precedente. Non produce effetti di notevole timbro, dove quel "very very very very", diventa addirittura tedioso. Trascurabile ma di transizione per la traccia seguente.
House of wax - Il migliore pezzo dell'album. Traccia imponente, di monumentale interpretazione. Ecco il Paul che vorremmo sentire alla faccia di chi lo indica come invecchiato. Se un distinto giovanotto di 65 anni ti rifila un pezzo del genere è assolutamente da encomiare. Pianoforte sanguigno, incisivo, melodie a tratti ovattate come se stessero per scoppiare. Voce dilaniante, toccante, di colossale impatto emotivo. Eccellenti gli assoli di chitarra elettrica che si fondono sapientemente con l'orchestrazione imposta dalla metrica della canzone. Eccezionale!
The end of the end - Essenziale ritorno a terra. Semplice e sincera. Ballata segnata dal marchio inimitabile della premiata ditta McCartney con un intermezzo fischiettato assolutamente accattivante. Dolci e piacevolmente innestati i leggeri archi che accompagnano il sottile pianoforte. Ottima!
Nod your head - Forse non degna per la chiusura dell'album in quanto caratterizzata da un riff sporco e da cori reperibili in "Back to the egg". Non male il timbro vocale, nonostante l'encomiabile età de quo. Globalmente suffiiciente.

Chiudo con un ermetico "Acquistatelo" senza badare alle recensioni negative. Se ho sbagliato tutto sono pronto a farne ammenda.

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