"This is a man in full possession of all his gifts looking at the comedy and beauty of life with clarity and the tenderness bought by time"

Nella sua recensione di "So Beautiful or So What", Elvis Costello descrive così Paul Simon, come "un uomo in pieno possesso di tutte le sue doti, che guarda allo spettacolo e alla bellezza della vita con la chiarezza e la semplicità che sono doni del tempo". Leggendo la recensione entusiastica, nonchè brillante, di uno che di musica ci capisce un bel pò, ho provato il non-necessario ma pur sempre gradevolissimo conforto della conferma; avevo il disco tra le mani da qualche giorno e mi aveva conquistato. Il settantenne Paul Simon, monumento vivente della canzone d'autore mondiale, ha ancora qualcosa da dire.

"So Beautiful or So What" (2011) arriva dopo 5 anni dall'ultima raccolta di inediti e si impone a mio avviso come il miglior album di Paul Simon dai tempi di "The Rythm Of The Saints" (1990). Il disco è composto da 9 canzoni più un breve strumentale; il tutto è arrangiato con suoni molto naturali, acustici e freschi, e c'è una certa varietà, grazie a sonorità ora etniche, ora più bluesy o folk, e a delicati momenti melodici. In parte si percepiscono echi dei suoi primi lavori da solista, e in parte della sua celeberrima musicalità multi-etnica. "Getting Ready For Christmas Day" è trascinante, una alt-pop-song ritmata e orecchiabile che tratta con classe e originalità il tema della guerra in Iraq (è la storia di un ragazzo in licenza a casa per Natale). "The Afterlife" ha quell'aura indecifrabile di World-Music, grazie a un ritmo sincopato, all'arrangiamento semplice e alla melodia esotica. Ma il profumo dell'Africa si respira a pieni polmoni in "Dazzling Blue", che riporta alla mente le sonorità di "Graceland" (1986). "Rewrite" è un altro pezzo dal marcato ritmo black, una specie di blues-flolk ancestrale, arioso e cupo allo stesso tempo, con un testo che scava nei cuori dei veterani del Vietnam.

Energia e ritmo si trovano anche nel country-rock "Love Is Eternal Sacred Light", in "Love & Blessing", e soprattutto nella Title-track, "So Beautiful Or So What", un blues-rock il cui ritmo marziale sottolinea la durezza delle liriche (sulla morte di Martin Luther King). Oltre ad un breve ma intenso riempitivo strumentale, il disco è completato da due splendide ballate che sembrano riportarci al Simon dei primi anni da folk-singer. "Love And Hard Times", accompagnata dalla chitarra acustica e dall'orchestra, è un incantesimo melodico di rara bellezza; sonorità delicate anche nella raffinata linea melodica di "Questions For The Angels". Così come in gran parte del disco, emergono temi attuali e una certa spiritualità (lontana però dalle solite banalità religiose).

Concludo così come ho iniziato, citando la recensione di Elvis Costello:

"These wonderful songs refuse to despair, despite the evidence all around us. "So Beautiful Or So What" rejects the allure of fashionable darkness and the hypnosis of ignorance - better to contemplate and celebrate the endurance of the spirit and the persistence of love"

"Queste canzoni meravigliose tendono ad allontanare la disperazione nonostante quello che accade intorno a noi. L'album rigetta il fascino dell'oscurità oggi così in voga e l'ipnosi dell'ignoranza, così da contemplare e celebrare meglio la forza dello spirito e la determinazione dell'amore"

Giudizio 8.5/10

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