Nuovo millennio: stessa musica, stesso Simon.
"You're The One" uscì nel 2000. Erano passati ben dieci anni dal precedente lavoro di studio "Rhythm Of The Saints" del 1990 (fatta eccezione per il non proprio convenzionale lavoro "Songs From The Capeman" colonna sonora dell'ononimo musical del 1997).
I dischi di Paul Simon si riconoscono subito. Le sue sonorità hanno una forte influenza proveniente World Music, pur essendo animate da una vena compositiva di stampo puramente cantautoriale. Una contaminazione che rende le sue canzoni molto originali, discostandole da quelle più classiche dei cantautori statunitensi della sua generazione, Taylor su tutti. Il quale ha uno stile davvero simile a quello di Simon sia nelle melodie che nei testi, ma arrangiamenti evidentemente più tradizionali, che alla fine fanno sì che il risultato espressivo sia decisamente differente.
Non ho mai ascoltato un disco di Paul Simon brutto, malfatto oppure carente di ispirazione poetica e musicale. "You're The One" non fa certo eccezione a questa regola. Di canzoni belle ce ne sono parecchie, molte meno quelle poco riuscite.
Bellissime le due tracce che aprono l'album: "That's Where I Belong" e "Darling Lorraine" ballate soffici e lente ma piene di bellissime percussioni (eredità della 'World') che sono una delle qualità più spiccate della musica di questo disco.
La terza traccia "Old" è una divertente cow-boy song da saloon del far-west, bizzarra ed alquanto eccentrica rispetto al resto dell'album. Ancora percussioni splendide e contagiose, ritmano il bel ritornello della title-track "You're The One".
"The Teacher" è il pezzo più prezioso del disco, molto riflessiva con musica lenta e misteriosa scandita da bellissimi riff di chitarra che guidano la mente in una desolato viaggio di ritorno al passato.
Ancora degne di nota: "Senorita With Necklace of Tears" tranquilla e meravigliosa, "Pigs, Sheep And Wolves" sussurrata ed ironica ed infine "Hurricane Eye" tipica canzone Simoniana (piena di contaminazioni 'World').
Deludono: "Love" stucchevolmente sdolcinata e "Quiet" canzone di chiusura dal ritmo soporifero.
Può non piacere fin dal primo ascolto ma dopo un pò cattura l'orecchio. E' in complesso una prova estremamente positiva. Non si discosta molto dai vecchi lavori di Simon. Stilisticamente molto più vicina al capolavoro di "Graceland" 1986, anche se molto più lontana cronologicamente, rispetto al diversissimo e più moderno (probabilmente per la collaborazione con Brian Eno) "Surprise", che uscirà solo pochi anni dopo, nel 2006.
Il vecchio maestro Simon perde il pelo, perde Garfunkel ma non le melodie nè le parole. Sempre raffinatissime ed estremamente ispirate.
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