La domanda fondamentale è: cosa faresti se fossi invisibile?

Beh, secondo me se ci pensi una giornata te ne vengono in mente talmente tante da non ricordarti la prima che hai pensato.

Cercò di rispondere, nell'anno di grazia 2000, questo "L'uomo Senza Ombra" dell'olandese Paul Verhoeven ("Robocop", "Atto Di Forza", "Starship Troopers", "Basic Instinct" e "Black Book" tra i tanti), regista piuttosto discontinuo ma tecnicamente indiscutibile. Scelto il cast (il bravo Kevin Bacon ad interpretare il protagonista Sebastian Caine ed Elizabeth Shue - "Il Santo", "Ritorno Al Futuro", "Harry A Pezzi" e "Dreamer" - ), il problema grosso fu: come rendere visibile l'invisibile? Bacon, quando lesse la sceneggiatura e scoprì che sarebbe stato visibile per un 20% scarso del film, si fregò le mani e pensò: "Bene, prenderò un pacco di soldi lavorando il giusto!" (parole sue). Niente, ovviamente, di più sbagliato.

Furono quindi usate tecniche (ai tempi) all'avanguardia, il povero Kevin fu dipinto (a seconda delle situazioni) di nero, di blu o di verde, e le riprese furono effettuate svariate volte per riprendere prima la scena con gli attori, poi senza (con la telecamera - ovviamente - programmata a tal fine), per poi cancellare le zone dove dovevano esserci i "vuoti" dovuti all'invisibilità con una tecnica chiamata "Chroma Key" e sovrapporre le due riprese. Inoltre Bacon, nelle scene in cui diventava invisibile, lo faceva progressivamente, quindi fu necessario riprodurre esattamente un corpo umano stratificato (e corrispondente alle misure corporee dell'attore), sovraccaricando i computer di informazioni; insomma, una produzione allora senza precedenti. La domanda adesso è: Verhoeven sfruttò bene cotanto dispiego di tecnologia?

No, purtroppo, perlomeno non del tutto; la trama scorre via piatta (che Kevin/Sebastian sarebbe impazzito dopo un po' di tempo passato ad essere invisibile l'ha capito anche mio cugino di 8 anni dopo 10 minuti di film) e Verhoeven, invece di utilizzare gli effetti speciali per supportare le sue splendide intuizioni a volte addirittura profetiche (come ha fatto alla grande in "Starship Troopers" e soprattutto in "Robocop"), fa un utilizzo della tecnologia meramente sistematico e freddo.

Comunque, il film rimane piacevole alla vista per degli effetti speciali veramente spaventosi (specialmente se si pensa che è una pellicola vecchia di 7 anni) e per quel tocco di classe che comunque il buon Paul è riuscito a far trasparire.

Un'ultima domanda; ma che fine ha fatto Kevin Bacon?

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