Lo stesso artwork di questa demo è l'immagine più adatta a descriverla. "Die Festung" ("La Fortezza"), una volta ascoltata, resta poco più di un'allucinazione sonora, un miraggio acustico.

Il dark ambient appartiene a un'altra dimensione forse paradossalmente meno inquietante: Lustmord e soci edificano prigioni materialmente claustrofobiche, angosce e paure "tangibili"; Paysage d'Hiver affresca, con colori poco nitidi, carceri piranesiane di ghiaccio e cristallo. Ad affiorare è il senso perturbante di
infinita e alienante libertà: synth volatili ripetuti fino a una candida densità delirante, delay elettronici e intensissime, accecanti tinte bianco-grigie. L'ascolto si smarrisce in composizioni elementari stratificate su livelli plurimi, saturi e ridondanti, amalgamati da vaghe voci riverberate e distorte. Sono melodie frantumate e sparse che affiorano da un'espressività musicale esasperata al punto da implodere in suoni striduli e indefiniti.

"Die Festung" è una fiaba sinistra o un incantevole sogno d'inverno opaco e ammaliante, è una visione confusa che paralizza l'immaginazione in una maestosità illimitata eppure fragilmente irreale. Proprio come un viaggio onirico grottesco lascia un senso di impotenza, di timore, di vuoto.

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