Iniziamo subito col dire che questo non è un disco "grunge", in qualsiasi modo vogliate voi intendere l'aggettivo "grunge".
1) Non è registrato alla Sub Pop.
2) I Pearl Jam non sono scarsi musicisti.
3) I testi non sono naif.
4) Le chitarre sono cariche di delay e chorus.
5) Quasi tutte le canzoni hanno come titolo la parola o la frase principale del ritornello.
6) Nessuno dei componenti del gruppo ha l'aspetto trasandato.
7) La fantasia compositiva rasenta lo zero.
8) Non c'è nessun pezzo filo-punk.
9) Nessuno dei componenti è tanto stupido (o ubriaco) da distruggere il proprio strumento durante le registrazioni.
10) Non ci sono pezzi facilmente rieseguibili da un qualsiasi sfigato che inizia a suonare la chitarra come me (però Black mi esce benino ;-D).
L'essenza di TEN è tutta nella copertina, guardatela: 5 musicisti si fondono x DIECI giorni e sfornano un album realizzato volutamente per restare a lungo nella top TEN. Già, perché Stone Gossard e Jeff Ament negli anni '80 erano due musicisti mediocri fissati con l'heavy metal e con l'hard rock che più tirava in quel periodo, quello che ti faceva guadagnare soldi facili e ti faceva uscire con donnine sgluteate in miningonne di pelle in puro stile Pamela Anderson Lee Kid Rock.
Dopo aver litigato con il "grungettone" Mark Arm quando erano nei Green River (1984-1988) e dopo la tragica morte del ben più "glammacchione" Andrew Wood ai tempi dei Mother Love Bone (1988-1990), un bel giorno del 1990, Jeff & Stone si ritrovarono ad ascoltare un nastro con le performance di un 26enne benzinaio-surfista di San Diego, sensibile alle tematiche sociali e con un passato familiare difficile: Edward Louis Severson III... ovvero Eddie Vedder.
Il resto è storia.
Ritorniamo alla copertina... tutti per uno e uno per tutti... ma non c'è niente di più falso! Eddie Vedder è l'ultimo arrivato, e quasi per uno scherzo del destino il più basso di tutti, il diverso, l'elemento estraneo: non è di Seattle, non ama l'heavy metal, non sa una mazza di "grunge", non ha camicioni di flanella... ma nonostante tutto diverrà il messia del rock selvaggio tanto da assurgere in pochi mesi al mito rivale Kurt Cobain.
Vedder scrive i testi (la sua unica musica è quella di Porch) e canta sulle basi dei Mookie Blaylock (primo nome dei PJ); il povero Mike McCready è stato reclutato soltanto perché capace di sparare assoli a mille all'ora mentre il batterista Dave Krusen verrà cacciato via malamente subito dopo le registrazioni. Dov'è l'unione che si sbandiera in copertina? I Pearl Jam, intesi come coesione mentale, si formeranno solo tra Vs (1993) e Vitalogy (1994). TEN è un disco da godersi prima solo musicalmente e poi analizzando i testi (o viceversa) perché l'hard rock è istantaneo, ma le parole di Vedder no, ecco perché questo disco non è così caldo come i successivi. E' un difficile connubio, ma quei 5 ragazzi hanno avuto coraggio e a modo loro hanno fatto scuola.
Se non ce l'avete siete degli sciocchi... se invece lo considerate "grunge" siete solo disinformati... e se magari ce l'avete da tanto tempo, mettetelo su più spesso perchè i Mookie Blaylock+Eddie Vedder non suoneranno mai più così.
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