Fatidico e memorabile resta per me il giorno in cui conobbi la grandezza dei Pearl Jam.
Ben due anni fa in un giorno non qualunque di Settembre, a casa di una mia amica mi si presentò davanti un cd esteticamente affascinante. La copertina di cartone, un artwork penetrante e le stupende foto: questi furono in un primo momento gli unici e veri motivi che mi indussero ad ascoltare "Yield".
Feci ritorno a casa e mi bastò, sempre nello stesso giorno, un solo ascolto per trarre le felici conclusioni su Vedder e co. In quel giorno, proprio mentre il mondo veniva sconvolto, mentre l’America veniva brutalmente ferita al cuore, mentre lo spettro del terrorismo diveniva reale. Proprio in quel tragico 11 Settembre 2001 io mi innamorai di questa band e della loro musica.
Venni subito colpito dalla tensione espressiva dell'album. "Yield", quinto lavoro della band, è un disco riflessivo pieno di spiritualità e di momenti musicali affascinanti. Puro rock con pochissimi schizzi di grunge. Il disco mantiene la costante anima ruvida che contraddistingue i dischi targati PJ e segna un ritorno alle origini dopo le "sperimentazioni" di "No Code".
La musica viene trascinata da un crescendo di magica energia che ogni pezzo presente nel cd riesce ad esprimere.
Semplicemente stupende le ambientazioni che invitano a guardare al di là dell'orizzonte, riuscendo a ricreare atmosfere vertiginosamente rilassanti.
L'eterogeneità di "Yield" è dovuta soprattutto all'evoluzione che avanza tramite l'idea di "viaggio metafora di vita", nel cercare la così tanto voluta pace dei sensi.
Le tracce scorrono fluide e melodiche e la ricerca interiore diviene il filo conduttore di tutto il disco.
Disco che incomincia con "Brian of J", che dapprima ringhia per poi irrompere successivamente. L'aggressivo testo di "Faithfull" viene sorretto dal perfetto lavoro della base ritmica. La scura "No Way" anticipa la dolce ballata liberatoria "Given To Fly".
"Wishlist" emoziona ogni qual volta viene udita. La dolce melodia di "Pilate" invecchia e cresce nel tirato ritornello. Alzi la mano chi non si mette a gridare "It's Evolution, Baby!!" quando ascolta l'energica "Do The Evolution". Dopo lo stacco con "MFC" si arriva al vero capolavoro con "Low Light", a mio parere una delle più belle canzoni scritte dal gruppo. "In Hiding" esprime maggiormente il senso di ricerca interiore che il disco possiede. Quasi come se fosse intrappolata nel suo stesso bridge avanza con le sue sonorità taglienti la strana "Push Me, Pull Me".
A conclusione troviamo la gentile e delicata "All Those Yesterdays", brano che porta con sé un messaggio di speranza per un futuro migliore.
"Let it wash away... all those yesterdays..."
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