Nel 1991 era ufficialmente nata una band per molti punta, assieme ai "rivali" Nirvana, del nuovo movimento musicale e culturale, il grunge. Invece quattro musicisti di Hard Rock, con uno strepitoso vocalist e chitarrista "universale" stavano dando vita all'ultima a parer mio grande rock band del pianeta, dopo di loro non è "uscito" nulla di meglio etichettabile come rock band. Ten (1991), Vs (1993), Vitalogy (1994) sono tre perle assolute, poi arriva No Code (1996) che per certi versi fa da spartiacqua tra la prima faccia grunge (ma per me piu' Hard Rock) della band ed un nuovo vestito più universale e forse più genuino di cui la loro musica si vestirà di quì in avanti. Yield (1998) è la prima produzione dei "nuovi" PJ ed è uno dei dischi che personalmente preferisco. Brain of J., Do the evolution sono hard rock potenti con ottimi interventi chitarristici, compresi quelli del vocalist Vedder che è ormai in pianta stabile anche il terzo chitarrista della band; Pilate, per me uno dei brani più belli del lotto, Faithfull e Given to fly sono rock con venature blues, con Vedder che si conferma un cantante capace di ipnotizzare come non si sentiva dai tempi di Morrison. Low ligth, Wishlist ed In Hiding sono splendide ballate semiacustiche, folk le prime due, più psichedelica e rarefatta l'altra. All those Yesterdays e la ghost track Hummus (bellissima) racchiudono tutta la versatilità della band che fonde rock, blues, folk e psichedelia, non male per un gruppo "grunge". Dopo Yield, i PJ continueranno su questa strada pubblicando grandi album, ma forse senza raggiungere le vette di questo lavoro.

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