In effetti più underground di così si muore. “E' strano” dicono, però ancor più che strano è bello, anzi bellissimo. Immagina un suono sbilenco eppure aggraziatisssimo, immagina il piccolo miracolo claudicante di una canzoncina che zoppica e che manda bagliori da un cantuccio d'ombra, innagina infinitesimi, pagliuzze dorate, l'attimo tremolante che attraversa lo specchio e infine uno spaventapasseri gentile con un corvo sulle spalla destra e magari anche uno su quella sinistra, Ora, gli spaventapasseri non sorridono, ma questo si, anche se poi il sorriso non basta e i corvi allora son li per quello, che se tutto fosse luce della luce nemmeno ci accorgeremmo. Che poi lo spaventapasseri non è uno spaventapasseri davvero, ma Tom Rapp, il leader di una nobile congrega di smandrappati che si è dotata di un nome impossibile: Perle ai Porci, ditemi voi come si può pensare di sfondare con un nome così, Sono i sessanta e, lontanissimi dalle cose alla moda, i nostri fanno una specie di folk angelico stonato, scintille dolcissime e pazze talmente accese che sembra quasi che l'attimo debba esplodere, che, attenzione,a far esplodere il caos son buoni tutti, ma a far esplodere la grazia provateci voi se siete capaci. Il fatto è che, se quelle scintille fanno luce, quella luce è anche qualcos'altro, c'è infatti una specie di sfumatura sinistra, qualcosa che forse viene dalla sapienza dei corvi e alla quale credo sia saggio non dare un nome, Come saggio, del resto, è anche guardare il Bosch della copertina solo di sfuggita, come ammetto di averlo sempre guardato io, signor Nessuno e umile adepto del partito “la verità mi fa male lo so”. Ecco, secondo me, Tom Rapp, ovvero il nostro spaventapasseri, guarda di sfuggita quel che i corvi gli offrono e lo infila nel volo indeciso della musica, è il tempo di un battito di ciglia, fai conto, ovvero soltanto un attimo, solo che poi quell'attimo si espande come se conoscesse ogni intermittenza e ogni strada segreta. Ecco perchè questa musica non è solo grazia e dolcezza, ma, come disse qualcuno a proposito di qualcun'altro, è “tre quarti flauto e un quarto sangue”. Poi si, tutto è talmente esile che non puoi fare a meno di pensare all'inciampo, mettici poi quella voce smozzicata e infantile, mettici gli organini sibilanti e tutti quegli strumenti strani, mettici che partendo dalla grazia alla fine ci si scompone e vola via il cappello dello spaventapasseri, non bastavano i corvi, ci si mette anche il vento. Però dai, fa niente che tutto ciò è in accordo con la prima delle tre leggi della musico dinamica di John Hassell, quella che recita che dove le cose son troppo ferme non passa la luce, Questo è un disco che amo talmente tanto e che ascolto praticamente da sempre e allora mi sembra quasi sacrilego descriverne le canzoni. Vi dirò solo che la mia preferita il nostro Tom l'ha scritta dopo essersi reso conto che l'universo se ne frega di noi. Beh, ecco, questa cosa la sospettavo anch'io. Trallallà....
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