Reputo questo film uno dei migliori di Almodovar, come tutti quelli di fine anni 80 che ha girato. Il film è un intenso melodrammone noi e rosa, con tutti gli ingredienti alla Almodovar: da una formidabile Carmen Maura nella parte di un transessuale che si occupa con amore della figlia e con i soliti scazzi legati a ricordi, a delle battute fantastiche che da sole bastano per tutto il film (Tina, entrando nel riformatorio maschile d înfanzia: quante seghe mi sono fatta tra queste mura…) alle musiche da drammone e da pelle d`oca (perfetta la canzone di Buscaglione nel momento dell'omicidio passionale) alle stupende immagini di 2 corpi congiunti ed a un inizio spiazzante tipico del grande Pedro.
Trama: Pablo e Tina sono fratelli, i loro genitori si sono separati quando erano entrambi ragazzi maschi. Tina, che non disdegna la cocaina ne esperienze saffiche prima si chiamava Tino, ha vissuto col padre e ha avuto con lui una relazione, ha cambiato sesso diventando sua moglie. Pochi anni dopo l'abbandona e non c è stato piû nessuno per lei, finchè Pablo (A. Banderas) che è innamorato di Juan, incontra Antonio, un giovane che diventa presto un amante possessivo e minaccioso e quando Tina lo conosce è l înizio della tragedia… Antonio vive una passione talmemnte forte da uccidere il rivale e sacrificare se stesso per placare il suo desiderio.
In questo film Almodovar sembra mostrare l'amour fou dei surrealisti, quella passione, quel desiderio che offusca la ragione: ogni personaggio segue il suo desiderio che determina le sue azioni il suo piacere e il suo dolore ( per ^Pablo il desiderio di un amore assoluto dove scrive al suo amante la lettera che vorrebbe ricevere, per Antonio che sfida tutto fino a morire per saziare la sua passione per Pablo e per Tina la sua passione per la sofferenza e per la solitudine).
Spettacolare anche per l'assoluta mancanza di pregiudizi verso qualsiasi cosa e per come da un contesto triste e degenerato riesce a trarre una storia ricca di humor e pathos fino alla fine.
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