Dopo "Tutto su mia madre" e "Parla con lei", Almodòvar si discosta leggermente da stile e temi usuali per dar vita ad un "melodramma noir". Spagna,anni '60: Ignacio ed Enrique condividono insieme l'esperienza del collegio religioso, esperienza che gli segnerà nel profondo,scandendo un'infanzia scalfita da soprusi, rigore e dalle eccessive attenzioni dimostrate dal direttore del collegio, Padre Manolo, ma densa anche di bei ricordi, quali la scoperta dell'amore verso il cinema e l'ingenua scoperta della propria sessualità (in particolare dell'omosessualità). Passano gli anni, le strade si dividono, ma si ricongiungono all'improvviso, quando Ignacio si presenta alla porta di Enrique, ormai affermato regista, offrendogli una sceneggiatura basata sulla loro infanzia in collegio. Al termine dei preparativi, tuttavia,Enrique verrà a conoscenza di una dura e dolorosa verità, destinata a compromettere il rapporto con Ignacio...

Molti sono i temi affrontati in questo film: l'infanzia, il gioco negato, la pedofilia nascosta anche nell'istituzione clericale, ma soprattutto l'omosessualità, intesa non come diversità,bensì nell'accezione opposta. La sessualita,tuttavia, si presenta anche come atto sporco, per niente innocente, di puro appagamento fisico, senza nessuno spazio per l'amore. Credo che il tema su cui verte l'intero film, però, sia proprio quella "mala educaciòn " del titolo, intesa come l'insieme di insegnamenti ed esperienze negative che non solo non permettono di evolversi, ma di perdere la propria identità, simboleggiata dal travestitismo e dal continuo cambiamento di ruolo(e quasi personalità) del personaggio di Ignacio.

La regia di Almodòvar perde quel velo di leggerezza per avventurarsi in uno stile cupo, altamente drammatico e nervoso,a tratti eccessivo, in cui niente è lasciato all'immaginazione nè al caso (vedi la scelta cromatica) ma viene proposto allo spettatore in tutta la sua crudezza e veridicità. Un discorso a parte va fatto per il cast,che domina la scena per tutta la durata della pellicola; in particolare un ottimo lavoro è stato quello di Gael Garcia Bernal, qui diviso tra tre ruoli davvero complessi e che si rivela,dopo "AmoresPerros", "Y tu mama,tambien",e "I diari della motocicletta", uno dei giovani attori più promettenti .

In conclusione un film memorabile, uno dei migliori degli ultimi anni, realmente in grado di regalare emozioni. Voto(soggettivo): 5 stelle

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