Oggi in occasione dell’imminente festività di San Valentino, non me ne vogliare, ho voluto rispolverare un caposaldo della filmografia dello spagnolo.
“Legami” è stato tra le altre cose il trampolino di lancio per l’attore Antonio Banderas, sebbene allora fosse già conosciuto, e con all’attivo due precedenti film con lo stesso Almodovar. I due ruoli precedenti si fondono qui risultando in questo personaggio, che ha un po’ dell’innocenza di “Donne sull’orlo di una crisi di nervi”; un po’ della follia di “La legge del desiderio”.
Almodovar nei due film citati aveva già trovato i dettami fondamentali della sua cinematografia in temi come la passione e relazioni estreme, i quali vengono mantenuti in perfetta armonia anche in questo lavoro senza risultare troppo autoreferenziale.
Questo personaggio di Ricky, è un ragazzo che non ha mai avuto una famiglia, passato da istituzione a istituzione nonché i connotati del ribelle emarginato alla ricerca di una vita normale, o anche banale; dal modo di pensare purtroppo primitivo che lo porta a rapire una ragazza e sequestrarla in casa sua pensando così di convincerla a sposarlo.
Anche la vittima dal canto suo si ricorderà di averlo già incontrato nel momento in cui, finalmente convinta dei buoni propositi del suo rapitore dietro i suoi modi maldestri, accetterà di farci l’amore.
La relazione inizialmente formale tra i due all’interno della situazione così estrema impregnano di fatto il film dell’ironia intelligente di cui Almodovar è maestro, ma indubbiamente è egli stesso a riconoscere che il film deve moltissimo ai due protagonisti.
I due, Banderas e Almodovar, si ritroveranno a girare insieme con “La pelle che abito”, film indubbiamente fuori dagli schemi e particolare, ma che forse sotto sotto (neanche tanto) lascia intendere che i due abbiano fatto il loro tempo.
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