Prima di iniziare la recensione vera e propria è necessario che vi confessi una cosa: dei Pendragon non conosco nulla, niente, il vuoto più assoluto.
Tra le mani ho solo questo disco, "Pure", uno dei tanti conquistati sul campo, ossia prendendolo in prestito se cosi si può dire dal fratello della mia ex (che iddio la schifi per sempre...). Mi aveva incuriosito la copertina, angosciante e psichedelica, questo giovine non ben definito incatenato e intrappolato in una gabbia-contenitore di vetro.
"Pure" vede la luce nel 2008 mentre i Pendragon sono un gruppo neoprogressive britannico fondato nel 1978 dal chitarrista Nick Barrett, quindi è un disco pubblicato da un gruppo con 30 anni, e sottolineo 30, di carriera e soprattutto di esperienza. Ora come sempre in questi casi si è più portati (perché prevenuti quindi qualcuno direbbe perché comunisti!) a considerare un disco del genere come un disco da ultima spiaggia, un disco inutile per capirci, bene cosi non è per questo album.
Voi direte: "Eh bravo ma non hai detto all'inizio che è l'unico che hai dei Pendragon!?" e io rispondo: "Eh si, proprio per questo dato che non sono prevenuto posso giudicarlo per quello che è! Un gran bel disco."
Dunque perché un gran bel disco!? Ma essenzialmente perché non è un lavoro di neo-progressive rock derivativo, cioè i Pendragon in questo caso non scopiazzano i loro fratelloni Genesis. Per come è suonato questo disco risulta essere più vicino al progressive metal in stile Dream Theater con un tocco di Riverside e atmosfere alla Porcupine Tree. Niente melodie dolci, sognanti, fiabesche, eteree, il suono è un perfetto mix di atmosfere psichedeliche di tutti i tipi e di tutte le salse.
"Indigo", apre il disco, non a caso forse il pezzo migliore, in un crescendo di chitarre, suoni elettronici, impressionante, da lasciare senza parole. E senza parole si rimane infatti quando è il solo Nick Barret a cullarci con la sua chitarra, un assolo lungo, continuo, un vortice infinito di sensazioni, una spirale che ci incatena (ricordate il giovine in copertina!?) al suolo ma nello stesso tempo ci permette di volare lontano.
Sicuramente più hard-rock risulta invece essere "Eraserhead", l'episodio meno riuscito del disco a mio modesto modo di vedere, poco piacevole e molto riempitiva, messa li quasi per caso.
Ben altra cosa è la suite successiva "Comatose", in cui troviamo tutto, melodia, ritmo, riff potenti e continui, atmosfere di nuovo psichedeliche, dilatate e poi di nuovo la chitarra di Barret usata a volte per riportarci con i piedi per terra, altre per rilanciarci nel vuoto del cosmo o giù di li. Un alternarsi continuo che non stanca mai. "The Freak Show" continua il gioco delle atmosfere precedenti e ci porta alla fine dell'album, ci lascia nelle mani dell'ultima tappa del viaggio, "It's only me". Riprendiamo fiato, e poi di nuovo quelle atmosfere, ormai familiari ci dicono che è il disco è finito, perché si sa, parafrasando De André, le cose belle durano come le rose, in questo caso 53 minuti e 10 secondi...
"Pure" è stato eletto miglior album 2008 da Classic Rock Society, premio consegnato da Steve Hackett ad un emozionatissimo Nick Barrett, votato nei pool dei migliori siti prog ed esibito con grande successo nel tour che celebrava i 30 anni di attività dei Pendragon, un motivo in più per comprarlo no!? Che aspettate...
Carico i commenti... con calma