Non mi sono mai interessato particolarmente ad approfondire certe inclinazioni sonore facenti capo alla lettera d del dizionario italiano fossero queste dubstep, dance o drum'n'bass, eppure con gli ultimi Pendulum il rapporto è stato diverso.
"Immersion" è il terzo e ultimo disco, visto che la band si è sciolta, con due dei membri principali Rob Swire (voce, tastiera, produzione) e Gareth McGrillen (basso, cori, DJ) che hanno dato vita ad un nuovo progetto con i Knife Party, allontandosi in parte dalla sonorità della precedente band spostandosi su sonorità più vicine a dubstep e house e lasciandomi dal poco che conosco abbastanza freddo.
Il lato di forza di questo disco e forse la cosa che me l'ha fatto apprezzare particolarmente è la commistione di tappeti elettronici e influenze drum 'n' bass con le ritmiche del rock. I Pendulum di questo disco sono più che semplici dj da club estivi, si sono trasformati in una band a tutti gli effetti.
Che il gruppo attiri consensi trasversali a destra e a manca lo si capisce anche dalle collaborazioni eterogenee illustri che costellano la title-track: Liam Howlett dei Prodigy ("Immunize"), In Flames ("Self vs. Self") e Steven Wilson dei Porcupine Tree ("The Fountain").
Un disco almeno eterogeneo come il curriculum degli ospiti: dalla canonica "Salt in Wounds" a piacevoli pezzi più easy-listening come "Witchcraft" e la fresca ed estiva "Watercolour" in cui convivono beat elettronici, tastiere e chitarre.
Tra i momenti più riusciti tuttavia vanno annoverati "Crush" dal refrain irresistibile e lo sperimentalismo estremo e pesante di "Self vs. Self" nonché la sublime "The Fountain" il cui apporto di Wilson è forse decisivo.
Il testamento dei Pendulum? Speriamo anche di no.
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