Se il precedente "Hold Your Color" era stato una ventata di aria fresca per il panorama Drum & Bass, portando alla ribalta un genere in leggero declino, questo "In Silico" mette in evidenza gli elementi della musica del gruppo che i puristi del genere avevano criticato al loro debutto. Infatti, sin dal primo album, si poteva intuire che alle sonorità elettroniche proposte dal sestetto erano alternati un'attitudine punk e inserti rock, che rendono proposta musicale del gruppo sincretica ed originale.
"In Silico", sin dal primo ascolto, spiazza l'ascoltatore; chi si aspettava Drum & Bass meccanica o l'Elettronica tecnica e complessa (come non ricordare "Another Planet") dell'esordio rimarrà disorientato. La chitarra ricopre un ruolo decisamente più importante rispetto al precedente disco, ed il sound risulta in generale più vario.
Le prime due tracce, "Showdown" e "Different" , presentano una struttura simile: un cantato melodico, beat stranamente "acustici" e code strumentali Techno Punk con vaghi accenni al terrorismo sonoro. Si nota da subito che l'utilizzo della sezione ritmica rimanda più a Rock che all'Elettronica; difficilmente la batteria è sincopata, vi sono molti rullanti ed in generale viene utilizzata la stessa figurazione per tutto lo scorrimento del brano. Invece il basso, sempre distorto, assume il ruolo di strumento vero e proprio, riempiendo vuoti e definendo la struttura e la ritmica del brano. Il sound è molto complesso, e molti campionamenti si alternano quasi scambievolmente all'interno dell'incessante melodia. Si passa da brani più easy listening come "Propane Nightmares", dove la tastiera fa da padrona, a brani più intimi, e che quindi richiedono una maggiore dedizione nell'ascolto, quali "Visions", caratterizzata dall'uso del vocoder e di un'effettistica notevole, e "9'000 Miles", dove arpeggi di chitarra e synth anni '70 accompagnano una dolce progressione vagamente psichedelica. "Midnight Runner" , sicuramente più ambient nell'approccio ed un filino ripetitiva, sfoggia una grande varietà di suoni elettronici che ricordano vagamente quelli dei videogames. Non mancano le progressioni Drum & Bass dell'esordio, confinate però solo a qualche sprazzo in quasi tutti i brani. Esempio paradigmatico del sincretismo del sound della band è l'ottima "Mutiny" , dove, ad una struttura ritmica tipicamente D&B, segue un assolo di chitarra di matrice Rock, prontamente effettato e integrato nell'andamento sincopato del brano.
La voce è sempre melodica, specialmente quando fa uso del vocoder, ma si concede qualche momento più rabbioso; la chitarra si adatta benissimo al sound del gruppo, ed un ottimo esempio di quanto detto si può trovare nell'opener "Showdown", quando una progressione armonica governata dalla chitarra, di chiara matrice Rock, viene sorretta da una sezione ritmica tipicamente elettronica.
Un paio di brani poco ispirati ("The Other Side" e "Granite") ed uno un po'tedioso, "The Tempest" - tentativo mal riuscito di rendere più duro il sound del gruppo - non intaccano comunque un'ottima prova di Rob Swire & Co., uno dei gruppi più originali degli ultimi anni, perlomeno nell'ambito elettronico.
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