I Pennywise sono una band californiana, dedita al punk rock, sicuramente tra le più valide nell'affollato panorama statunitense, e con alle spalle diversi ottimi lavori. Nel 2001 pubblicano il loro sesto album, "Land Of The Free?", edito sulla gloriosa Epitaph Records, che si discosta dai precedenti per un impronta nettamente più politicizzata; lo fanno infatti da padrone tematiche anti bush (leggasi il discreto successo "Fuck Authority"), anti guerra, anti elezioni americane (tema alquanto scontato e prevedibile, visto il periodo di pubblicazione), pro libertà (si, insomma, la solita storia), facile intuirne l'andazzo argomentativo anche dall'artwork stesso che ritrae un blocco di polizia in copertina, spezzoni di cronaca nera dalla carta stampata sul compact, e ovviamente dal titolo stesso, "terra dei liberi".

Il disco in linea di massima mantiene la classica impronta melodica (constatabile già dal poco entusiasmante opener "Time Marches On"), che ha caratterizzato la band (sebbene non se ne abusi, come tipico invece di altri gruppi più commercializzati), e malgrado siano presenti degli sprazzi più duri e graffianti, come la tirata "It's up to you" (occhio al refrain spettacolare che fa il verso ad un improbabile "No Woman No Cry") e "Who's On Your Side?" (tra le più lente, ma fortificata da un efficacissima accoppiata strofa-riff), sicuramente non nuovi per il gruppo, che ha tra le sue caratteristiche proprio quella di essersi sempre mantenuto in questa via di mezzo tra hc melodico fatto di ritornelli facili che strizzano l'occhio ai Bad Religion, e motivi più prepotenti, scelta che ha comunque donato una qual certa varietà in ogni pubblicazione. L'impressione è quella di un prodotto comunque fiacco nel suo insieme, poca potenza, poca velocità (gran parte delle tracce stagnano in scialbi tempi medi), tanto fumo, poco arrosto. A partire dalla deludente titletrack, e dalla voce del cantante Jim Lindberg, spesso e volentieri non all'altezza di certi arrangiamenti, e comunque debole per gran parte del lavoro (anche se in rari casi come sulla tagliente "Set Me Free" e sulla veloce "Enemy" sa come darci dentro). Certo, non mancano eccellenti episodi promossi a pieni voti, rappresentati dall'energica "Anyone Listening", e "Something Wrong With Me" che si distuinguono anche per l'ottimo lavoro svolto dal batterista Byron McMackin, che però non sa confermarsi per tutte le tracce, altro punto che contribuisce ad un giudizio non troppo positivo, e che si rende abbastanza limpido in tracce come "The World", canzone molto particolare, col suo riff orientaleggiante, e un incalzante chorus di tutto rispetto, che avrebbe certamente potuto dire qualcosa in più, se non fosse proprio per un Byron non eccelso.

Discorso apparte va fatto per l'egregia "Fuck Authority", tipica anthem che si eleva sin da subito tra i pezzi più significativi, e che più rispecchiano il concept impegnato del platter, ma sopratutto per "Divine Intervention", senza dubbio il brano di maggior spessore, dove è apprezzabile anche la prestazione di un Jim finalmente a buonissimi livelli. Il resto sono tracce incolori e poco coinvolgenti, come nel caso di Twist Of Fate" o "My God".

Se apprezzate il genere, e prodotti comunque facili, è consigliabile un ascolto, di certo non un album imperdibile, ma che comunque in un periodo difficile, dove in cima alle classifiche imperavano sum 41 & co, raggiunge la sufficienza, e puo dare ottimi spunti.

Tracklisting:

1   Time Marches On
2   Land of the Free?
3   The World
4   Fuck Authority
5   Something Wrong With Me
6   Enemy
7   My God
8   Twist of Fate
9   Who's on Your Side
10   It's Up to You
11   Set Me Free
12   Divine Intervention
13   WTO
14   Anyone Listening
Carico i commenti...  con calma