In Inter-Sassuolo 2015-2016 (0-1), capita che Medel indovini una verticalizzazione con scavetto per Icardi.
Sconvolto dalla sensazionalità dell'evento, il bomber nerazzurro - pur in posizione ottimale - incrocia troppo largo alla destra della porta difesa da Consigli. Palla sul fondo. Come per riparazione del sistema dopo un glitch, o come quando in Pleasantville i ragazzi agiscono nel segno dell'alterazione di una realtà prescrittivamente destinata, implicando una reazione volta a ristabilire il continuum. Dove è il continuum stesso ad abusare dell'interno destro di Maurito, per difendersi dal libero arbitrio. Abbiamo percepito forte il Matrix.
Per dire che Thohir sbaglia quando dichiara di ritenere innecessario Pirlo perché il centlocampo valide altelnative nel luolo ha. Serve una manovra veloce mariomontiana, indi un regista.
Le alliterazioni non sbagliano mai: Medel-mediocre-mediano. Guarin schiaffi e gravi ingiurie. Melo ergastolo. Kondogbia.
Yaya Touré rima millenovecentottantatré. Sensi pareva un elemento d'interesse prospettico e l'ha preso il Sassuolo, quindi la Juventus.
Reclamiamo l'Architetto. L'imborghesito ex bianconero in esilio dorato MLS; i suoi prestigiosi outfit, le limo, i costosi crostacei e le belle donne. Non si parla di futilità da calciomercato: reclamiamo la fallimentare stagione 1998-1999, con Zanetti e capitan Lo Zio, il Fenomeno, Baggio e addirittura Ventola [bestemmia], il favorito del nostro Caro Leader. Sulla panchina, Hodgson.
Quei tempi e quella squadra, non con l'acerbo centrocampista ex Brescia che si farà, ma col Maestro al suo culmine calcistico, artistico, superomistico. Vogliamo il pane, ma anche le rose. Botti piene di mogli altrui ubriache. Voglio il potenziale e la spensieratezza del tempo, ma anche la cronica carenza d'entusiasmo d'oggi. Apatia come chiave di distacco Zen per sbrigare in no look faccende e grandi imprese.
Approccio Pirlo alla vita.
Quando l'Architetto parla di successi e trionfi nazionalpopolari, risparmia sull'articolazione e sull'emissione d'aria, ottenendo l'effetto raschio-impasto da primo mattino pesante. L'espressione è accigliata, la tensione è minima. L'interpretazione offerta nella traccia d'apertura di Pirlo racchiude un grande insegnamento Zen. L'accostamento subliminale a Funky marziano italiano di Neffa nella title-track è propaganda Zen per i giovani degli anni novanta. Brescia è un nonluogo fondato sul rallentamento di Vesuvio degli E' Zezi, gruppo operaio: distacco dai luoghi d'infanzia, delocalizzazione dell'esperienza, folklore anticapitalistico. Perché la colpa è sempre un po' del capitalismo, pure nel calcio.
Sarà per il memento mori che spesso Pirlo e altri sensibili, anche tra i grandi della storia - pensiamo a Lil Jon, Maynard James Keenan e Alberto Malesani - necessitano di un avvicinamento preliminare alla terra; preliminare a quello definitivo. Una necessità velata dall'edonismo intrinseco nel prodotto finale del loro comune lavoro: producono vini. Vigneto celebra quest'esercizio imprenditoriale spirituale con E la chiamano estate di Bruno Martino, interpretata da una Mina mutante. Piacere per il piacere, distacco per la morte.
Rivogliamo Tele+ 1 con il suo bassone synth: Cinque ce lo dà. Rivogliamo gli annunci con Take Five in sottofondo - capolavoro della porra e dell'intraprendenza - Telecapri, filmacci e telefilmacci, Adolescenza inquieta, le interviste a Pannella quand'era ancora il Signor Hood, la leggiadrìa di Lady Oscar: li rivogliamo e stanno qui, in Belle donne.
Smagnetizzati e sibilanti, magari passati, mai conclusi.
Bionsen - e vi preghiamo di cliccarci su - fa ancora i bagnoschiuma. La dolce vita cambia ancora le vite, o comunque lascia senza parole per una buona mezz'ora
Pirlo rende tutto possibile con il magico suono del vapore italiano, perché è un prodotto archetipico postmoderno costruito sul paradosso musicale-temporale. Il nostro futuro, oggi, è l'insieme di tutti i passati reali ed eventuali: il tempo non è un vettore.
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