"No one will hear your prayers until you'll take off that dress.
No one will hear you crying, until you'll take your last breath"

"Learning" è il sussurro delle nuvole che si tingono di rosa dopo un temporale burrascoso: ne conserva ancora la violenza psichica e fisica, il suo disturbato tono distruttivo e la sua disperazione, ma si evolve in quei colori pastello che volteggiano tra il lilla e l'azzurro, e di quella grazia sussurrata che incrina le costole, come lo sguardo del vostro primissimo amore. Disco di piccole violenze sussurrate nell'oblìo, lasciate scivolare nell'estasi dell'inconscio.

Un disco plasmato di sensazioni angeliche, di meravigliose lande desolate strozzate dai sospiri e lasciate affondare nella neve ("Gay Angels", meraviglioso inno angelico che ricorda i primi Sigur Ròs, eterea e rarefatta, resta impressa nella carne e ti trascina a forza tra le spirali che si vengono a creare nell'universo). Ma l'universo di Perfume Genius, questo ragazzo talentuoso e in grado di toccare l'anima come neanche Antony, è anche sporco, disperato, flebile, spezzato (la splendida "You Won't B'Here", canzone di un minuto e mezzo che si fa riascoltare praticamente in loop, è in grado di infonderti, per un attimo, una traumatica quanto piacevole malinconia) e non gli servono code lunghissime o canzoni di dieci minuti per esprimere disagio, assenza, carnalità. Sono dieci pezzi e ventotto minuti di musica perversamente erotica, indelebile, straniante.

Un disco sanguineo, un piccolo capolavoro che si erge su castelli di carta immensi, nuvole di zucchero filato e arcobaleni sbiaditi. Un universo che si concretizza con la titletrack, bellissima quanto alienante, che conduce l'ascoltatore per mano verso il baratro infernale più cupo, ma lo fa con timidezza. Ti accompagna al limite, ma non ti butta giù, preferendo lasciarti in bilico tra la speranza e la tristezza. Sarà alla fine dell'ultima canzone che sarà compito dello spettatore decidere di buttarsi o meno, di ricominciare il viaggio sonoro e riperdersi, continuamente. 

Un talento limpido, che farà parlare di sé o che potrebbe già fermarsi qui, tra questi dieci canzoni nate dall'anima e non dagli strumenti. Sofferte, estatiche, immense. Il dolcissimo canto del cigno della nostra mediocrità

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