Avevo amato "Learning", l'album d'esordio di Perfume Genius.

Al di là della personalità ambigua di questo ragazzetto efebico e con più di un problema sociologico, afflitto da malinconia e maledettismo, da sessualità dolente e grandissima sensibilità, la sua era musica che toccava il cuore. Quell'album, diviso in dieci bozze, più che canzoni, riusciva ad  uscire da una camera impolverata per squarciarti la carne. 
Ti raccontava di un amore senza fine, ridotto ad una fumata d'erba in un camion e in una cassetta dei Joy Division che salta, ridotto ad un suicidio ("Mr. Peterson"), ti raccontava di quanto facesse male l'assenza ("You Won't Be Here") e lo faceva sussurrandoti all'orecchio, riempendoti di dolcezza. Lui, con il petto perennemente nudo e il suo viso dolce scalfito dalla violenza. Al pianoforte. Con il cuore gettato per terra, calpestato, violentato sotto lo sferragliare incessante dei tasti, in canzoni che a malapena raggiungevano i tre minuti. 

Ora è tornato. Dimenticato il low-fi, per raggiungerti meglio. 
Perfume Genius continua a sussurrare, ma vuole essere chiaro: per farti del male, per accarezzarti, ma lasciandoti sospeso nel dolore. A metà tra Antony e i Sigur Ròs, ma senza somigliare a nessuna delle due controparti, il ragazzo torna a parlarci di sesso, violenza, amore negato, incomunicabilità e silenzio. Ancora canzoni che toccano l'anima nel profondo, ancora quella voce, quel sofferente andare di note, quei valzer abbozzati che vaneggiano nell'orrore della vita.

C'è un abisso in questo nuovo album, e quell'abisso si chiama "All Waters": un capolavoro racchiuso in due minuti scarsi. Una cascata di suoni dall'al di là che si infrangono nell'al-di-qua, nel presente, nelle quattro mure di una casa.
Una casa accogliente e bellina, una casa con il giardinetto e le pareti imbrattate di sangue. Hai il cane che ti scodinzola, un gatto che ti fa le fusa, ma c'è troppo silenzio. Ti rinchiudi nell'armadio e viaggi. Viaggi tra una possente ballata romantica come "Hood" e l' elettronica accentuata di "Floating Spit".

Bolle di sapone che non esplodono. Neri lividi sulla pelle. Queste canzoni sono ragni che si arrampicano sulle pareti, che strisciano sul pavimento e che ti pungono senza pietà. Lo fanno con dolcezza, ma poi ti uccidono. Poco importa se, spesso, si finisca in canzoni così semplici da sembrare quasi infantili ("Sister Song"), perchè quest'album riesce a rendere la semplicità dolorosa, sanguinaria, senza redenzione.

Prendetelo. Soffrite.
Perchè anche se è puro masochismo, album come questo non si dimenticano.
Perfume Genius è tornato.  

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