Partendo dal presupposto di non aver un cazzo da fare, di non avere da studiare dato che domani ci portano a teatro senza sapere nemmeno a fare cosa, di non voler alzare il culo dalla poltrona che mi accompangerà per il resto della serata, non mi resta altro che de-recensire un album che a quanto sembra nessuno si sia peritato di prendere in considerazione.
Sto parlando di un album dei Perigeo, "Genealogia". E' un album che venne inserito nel filone prog dalla critica, visto che in quel periodo (anni '70 se non l'aveste ancora capito) sulle banconote c'erano stampati Peter Gabriel e Robert Fripp, ma a mio modesto parere è più identificabile con la dicitura jazz-rock. Ma di questo non me ne frega un Jazzo (e comunque anche io li chiamo prog, specificando che sono jazz, è che la parola prog mi garba troppo).
Si parte forte con la title-track, dove mi pare di scorgere un accenno di melodie medievali (che bell'allitterazione che ho fatto! e qui ce n'è un'altra!) folkloristiche. "Polaris" mi ha colpito per la grande frenesia, così come "(In) Vino Veritas", che è ancora più frantic (ragazzi non volevo citare i Metallica ma non potevo fare una ripetizione, e in mente avevo solo la parola frenetico). "Torre Del Lago" alla fine forse è la cosa più progressiva dell'album intero. "Via Beato Angelico" mi rimembera un po' i Goblin di Aquaman (traccia due di "Roller") e un po' la chitarra di Santana quando non aveva voglia di sfogarsi in jam session sfrenate. In effetti il flavour è molto fusion; e ciò me gusta. Nella parte finale cito "Old Vienna", che sembra stata scritta dal Miglio Davis di "Bitches Brew". L'album in de-questione si chiude con la chiamata del chitarrista, "Sidney's Call", brano di 5 minuti, musica etnica fino a metà e poi parte il solito jazz raffreddato dai synth softmasciniani, seguito da un assolo di batteria che se siete batteristi vi farà sborrare sangue (citando i Cannibal Corpse).
Si prega le teste di cazzo di stare lontani da questa recensione. Grazie.
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