Nacque "non troppo tempo fa" nella nostra amata penisola un gruppo, formato da quelli che allora erano niente più che cinque ragazzi appassionati di jazz e rock sinfonico/progressivo, che rispondeva al nome di Perigeo, attivo per quasi un decennio (1972-1981) e capace in così poco di dare vita a ben otto dischi, due dei quali registrati in sede live, dai quali strabordano classe ed eleganza.
La prima formazione, quella ad oggi più conosciuta, vedeva tra le proprie fila:
Givanni Tommaso - Controbasso e basso elettrico
Franco D'Andrea - Tastiere
Bruno Biriaco - Batteria
Claudio Fasoli - Sax
Tony Sidney - Chitarra
La musica proposta da questo fantastico quintetto si poneva a metà strada tra il jazz del miglior Pat Metheny (che raggiunse poi l'apice creativo con "Still Life (Talking)") ed il progressive tanto in voga in quel periodo, risultando per tanto influenzata da Genesis, King Crimson e giù di li.
Dopo i primi tre album, rispondenti al nome di "Azimut", "Abbiamo tutti un blues da piangere" e "Genealogia", registrati rispettivamente nel 1972, 1973, 1974, il gruppo decide di tornare sul mercato con il primo live della carriera, registrato in quel di Montreux e chiamato per l'appunto "Live at Montreux", nel quale ripercorrono in oltre un'ora abbondante di musica tutta la loro appassionante carriera. L'apertura viene affidata alla breve ma caratteristica "Rituale", un pezzo che da subito mette in evidenza non solo le capacità tecniche della band, davvero di prim'ordine, ma rende da subito chiaro ciò che ci si deve aspettare dalla musica dei Perigeo, quindi pezzi tranquilli, con ritmi rilassati sepur complessi ed ancora, improvvisazioni strumentali di grande pregio ed ultimo ma non ultimo numerose incursioni nel rock progressivo di stampo tipicamente inglese che riporta alla mente lavori come "Islands" dei colleghi King Crimson.
L'album continua così con le lunghe suites tipiche della musica dei nostri quali "Genealogia" o ancora "Via Beato Angelico", "Old Vienna" fino alla conclusiva "In Vino Veritas", tutte improntate su una grande complessità dal punto di vista strumentale, risultando comunque mai eccessive nelle strutture e scevre di inutili orpelli. Da notare inoltre come, pur trovandoci davanti ad un album totalmente strumentale e dove dunque non vi è alcuna parte cantata, si riesce ad ascoltare l'intero lavoro senza che l'attenzione cali, ciò a sottolineare il grande spessore in fase di stesura dei quali i nostri erano dotati.
Senza stare qui ad annoiarvi con un inutile track-by-track che in questi lavori, come non mai, risulta fuori luogo, vista l'impossibilità di descrivere tutte le emozioni che un album tanto elaborato può esprimere, mi preme sottolineare la prova di ogni singolo musicista, partendo da quella del leader Giovanni Tommaso, fautore di una prestazione davvero eccelsa totalmente priva di imperfezioni. Altro membro che spicca è sicuramente Fasoli che con il suo sax disegna linee melodiche veramente appassionanti e che vanno ad arricchire in maniera incisiva il sound, facendolo virare, assieme alle tastiere di D'Andrea, verso territori ancor più vicini al jazz.
Per quanto riguarda le chitarre invece il lavoro di Tony Sidney viene forse messo un poco più in ombra (peccato) e riesce ad emergere solo in alcuni frangenti nei quali la musica si riavvicina al progressive o quando si presenta l'occasione di sfoderare assoli estremamente tecnici ma ricchi di melodia e senso musicale (cosa che a non pochi chitarristi d'oggi aimhè manca), come si può ad esempio notare nella bellissima "Old Vienna".
Questo "Live at Montreux" in definitiva non tradisce assolutamente le aspettative nate all'ascolto della precedente produzione discografica di questi romani, confermando quanto di buono fatto fino ad allora sottolienando anche le ottime capacità di intrattenitori in sede live.
Tracklist
1) Rituale (02:57)
2) Via Beato Angelico (09:36)
3) Polaris (09:07)
4) Alba Di Un Mondo (03:22)
5) Old Vienna (11:06)
6) Un Cerchio Giallo (09:55)
7) Genealogia (15:35)
8) In Vino Veritas (11:04)
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