Questo disco celebra la definitiva maturazione di un gruppo che aveva dimostrato di avere le carte in regola per fare strada già dal disco d’esordio (“Waiting to happen” -1998-).
Si aggiunge quindi una pedina nello schieramento dei nuovi gruppi indipendenti italiani, dove mi pare stenti ad avvenire un ricambio generazionale che dia una spinta nuova alla nostra musica dopo la valanga di ottimi gruppi arrivati nella seconda metà degli anni novanta.
La cosa secondo me più interessante è che questi nuovi gruppi (Baustelle, Virginiana Miller, Gatto Ciliegia …) mostrano una decisa propensione per il pop, non quello laccato e sterile delle canzoncine da Sanremo, ma un pop fatto di ricerca, amore del dettaglio, cura dell’arrangiamento.
Si sta facendo avanti un esercito di musicisti più che di rockstar.

I Perturbazione sono proprio questo, dei fini compositori, degli artigiani del ritornello, che hanno amato ed elaborato la musica italiana fin qui creata ma senza essere troppo derivativi nelle loro composizioni. La trama sonora è morbida e complessa, echi di Six Minute War Madness nelle trame di chitarra ma la forma canzone rimane intangibile (come negli ultimi 24 Grana).
Belle e interessanti sono le liriche in italiano, che testimoniano maturità e buone letture. I Perturbazione sono dei ragazzi a posto e si sente. Forse è questo l’unico difetto. Tutto appare troppo sereno e composto, le melodie armoniose e il violoncello delicato trasmettono una serenità immutabile ed elegante. Non arriva mai la scossa che ti aspetteresti, il momento sanguigno, l’eccesso, il gusto di stupire l’ascoltatore.

Manca solo un po’ di sfrontatezza ma ciò non toglie che “In circolo” sia uno dei lavori più significativi ascoltati quest’anno.

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