Mettete da parte i vostri gusti musicali. Voglio dire, mettete un attimo da parte quello che può essere oppure no il vostro apprezzamento per le sue qualità artistiche; senza dubbio Peter Doherty, piaccia oppure no, è stato assieme a Julian Casablancas e gli Strokes, la personalità più popolare della nuova generazione di rockstar. Nato il 12 marzo 1979 a Hexham nel Northumberland da una famiglia di militari (il padre infatti era sergente nei Royal Signals, la madre invece caporale nei corpi del Queen Alexandra's Royal Army), formò i Libertines nel 1997 con Carla Barat e poi i Babyshambles, quelle che sono considerate due tra le indie garage punk band più influenti degli ultimi anni. Questo succedeva prima di iniziare la sua carriera da solista e mentre si dedicava a quelle che sono altre attività artistiche: la pittura, la scrittura, la recitazione. Oltre perseguire anche la carriera di modello seguendo le orme della sua ex, la celebre modella Kate Moss. Ma naturalmente Pete Doherty non è stato negli anni celebre solo per le sue qualità artistiche. Come di consueto in una tradizione della musica pop e rock and roll sin dagli anni sessanta, Doherty è stato più volte arrestato per possesso e consumo di droghe e per eventi a questo connessi: guida sotto effetto di droghe, furto d'aiuto, guida senza patente. Negli anni ha dichiarato di fare uso di cocaina, crack, eroina, cannabis, ketamina e a causa di queste dipendente è finito più volte in carcere e in centri di riabilitazione. La sua fama di artista tormentato è stata inoltre accentuata da alcune storie che egli stesso ha raccontato, come quella di essersi prostituito, quando era ragazzo, e che era solito derubare alcuni dei suoi clienti. Tutto questo senza considerare che il semplice rapporto tormentato con Kate Moss è stato uno dei più trattati dalla stampa di ogni tipo negli ultimi dieci anni.

Io stesso devo dire che so molto, che praticamente tutto quello che so di Peter Doherty derivi più che altro dal gossip e dalle riviste a esso dedicate che invece da quella che è la sua musica. Ma il mio non è un caso unico. Al contrario. La cosa più curiosa del resto è che ovviamente non sono generalmente interessato a questo tipo di notizie, ma del resto credo che il vero potere, la forza del 'gossip' stia proprio nel fatto che anche se non te ne frega niente, queste notizie in qualche modo ti arrivano per forza e senza che tu possa impedirlo.

Le cose vanno così, quando sei quella che si potrebbe definire come una celebrità. D'altra parte niente funziona meglio per questo 'sistema' che diffondere notizie negative su questi personaggi, voglio dire, qualche cosa che sia considerato dalla morale comune come indecente e allo stesso tempo eccitante, pruriginoso. Notizie che i media riportano in maniera ossessiva, calcando quanto più possibile i toni e mettendo praticamente in qualche maniera alla berlina queste pop star. Perché? Perché in fondo è questo quello che la gente vuole leggere sui giornali, quello che la gente vuole vedere alla televisione. Quello che la gente vuole veramente. Quello che la gente si aspetta da queste personalità. Cosa c'è di meglio del resto per la maggior parte delle persone che dare i loro giudizi morali su politici coinvolti in scandali sexy, rockstar che assumono droghe, o che sono ricoverate in centri di riabilitazione, che commettono atti di violenza o vengono arrestati; persone ricche e famose la cui vita per qualche ragione va in puttane e finiscono completamente in rovina. Tutto questo, per molte persone, è semplicemente fantastico. Queste tragedie, diciamo così, sono considerate come una specie di vendetta, la giusta punizione per avere avuto troppo o semplicemente troppa celebrità (che poi loro stessi hanno contribuito a incrementare e in qualche maniera a creare). È una specie di contrappasso. Hai vissuto una vita fantastica? Bene, adesso devi imparare che significa cadere. Del resto, com'è che diceva il caro vecchio Gesù? 'È più facile per un cammello passare attraverso la cruna di un ago che per un ricco entrare nel regno del Signore'. Sia fatta la sua volontà. A parte questo, naturalmente, siate onesti con voi stessi, ognuno di noi ha dentro di sé una specie di invidia nei confronti di chi vive una vita straordinaria e fa quello che cazzo gli pare fregandosene delle conseguenze. Allora quando crollano, ci sentiamo in qualche modo confortati e al sicuro, ci rilassiamo in quelle che magari sono le nostre esistenze che di solito ci possono sembrare medie, persino miserabili, illudendoci così di stare dalla parte del giusto.

Pensavo a tutto questo proprio qualche giorno fa in verità leggendo un fatto di cronaca che per forza di cose è molto discusso in questi giorni. Chi infatti non ha letto quando accaduto di recente a Lapo Elkann, l'ennesimo capitolo di una vicenda umana che per quanto mi riguarda ha qualche cosa di infinitamente tragico e che riguarda in primo luogo se stesso e conseguentemente per diversi aspetti, e anche interessi economici, tutta la sua famiglia e in ogni suo componente.

Gli Agnelli sono notoriamente la famiglia più importante nel nostro paese sin dal dopoguerra e l'instaurazione della Repubblica. Lapo è considerato, diciamo, da tutti e anche dai suoi familiari, più che come la pecora nera di famiglia, come una specie di macchietta. Ciò praticamente ha fatto sì che questi fosse in qualche modo tagliato fuori. Di fatto non occupa nessun ruolo rilevante all'interno delle diverse imprese e affari della famiglia e nel corso degli anni, in maniera sempre più insistente dal 2005, è diventato di fatto un oggetto ricorrente nelle cronache del mondo del gossip. Considerato anche un ragazzo intelligente e affascinante, persino brillante, premiato più volte da 'Vanity Fair' come 'Best Dressed Man' e celebre per le sue relazioni con un sacco di belle ragazze, attrici, modelle, miliardarie... Quello che però lo ha reso più di tutto celebre è il suo 'lato oscuro'. Più volte è stato coinvolto in scandali sexy e a causa di eccessi nell'assunzione di droghe e per essere stato diverse volte costretto a lunghi periodi di riabilitazione.

L'ultimo scandalo è avvenuto pochi giorni fa negli Stati Uniti, a New York, quando è stato arrestato dopo aver simulato un rapimento in cambio di una somma di denaro pari a dieci migliaia di dollari che in realtà era una somma di denaro di cui aveva assolutamente bisogno dopo aver contratto debiti a causa di una serata di eccessi tra prostitute e uso smodato di droghe.

La cosa è ovviamente finita su tutte le prime pagine dei giornali e la cosa non fa che essere discussa alla radio e nei vari telegiornali e format televisivi dedicati. Naturalmente la maggioranza esprime opinioni di condanna nei suoi confronti. Quale migliore occasione del resto, per tutti quanti per sfogare tutto il proprio moralismo e la propria rabbia repressa. Da un certo punto di vista il fatto esista Lapo Elkann è quasi una fortuna. Quale bersaglio migliore di un rampollo di una famiglia importante come gli Agnelli e considerato da tutti uno stupido e un degenerato perché fa uso di droghe (il nonno no invece) e perché per giunta ha rapporti con dei travestiti! Non voglio naturalmente io stesso fare di Lapo un martire e neppure una vittima. Anche se per dirla tutta in qualche modo egli è una vittima, primariamente di se stesso però ovviamente e secondariamente di alcuni meccanismi nel mondo dell'alta borghesia e infine dei mass-media. Un sistema, quest'ultimo, che si nutre di questo tipo di notizie e che allo stesso tempo con queste nutre tutta la rabbia e la frustrazione di chi legge le loro riviste, guarda i loro programmi televisivi. Se Lapo ha qualche colpa, chiaramente, di questo deve rispondere solo davanti alla legge. Per il resto, per quanto mi riguarda, posso provare solo molta empatia e solidarietà nei confronti di quello che tutto sommato è solo un ragazzo. Come potrei essere io. Come potreste essere tutti voi. Questo nonostante il fatto faccia parte di una famiglia molto ricca e possa essere in qualche modo borioso, oltre che juventino e io tifo Inter... quindi figuriamoci. Quello che mi auguro è che possa trovare un po' di pace e un qualche tipo di equilibrio. Ne ha davvero bisogno e tutto il resto non conta.

Naturalmente potrei dire lo stesso per tutte le vicende che sono accadute a Peter Doherty, perché anch'egli del resto, prima e oltre essere una rock star, è semplicemente un uomo. Un giovane uomo. Che cosa importa il fatto che sia popolare, ricco oppure no, se ha un sacco di auto oppure un sacco di donne, voglio considerarlo infatti primariamente come essere umano e secondariamente come un artista e un musicista, e naturalmente è anche di questo che stiamo parlando, perché voglio anche considerarlo per quello che è il suo lavoro e la sua musica.

Questo nuovo disco, 'Hamburg Demonstrations' (BMG Rights Management), segna probabilmente una linea di confine per Pete Doherty. Questo sia per la sua carriera di musicista, perché questo è un disco che probabilmente potrebbe interessare anche a quelli che non sono dei suoi fan storici e perché in qualche modo conclude definitivamente la sua storia con i Libertines; questo forse anche per quello che riguarda la sua vita personale, che adesso entra in una nuova fase. Che chi lo sa se sarà migliore oppure peggiore di quella precedente. Sicuramente una nuova fase. Quindi diversa e questo è comunque un fatto rilevante, perché potremmo considerarla in ogni caso una crescita e allora va bene così.

Registrato a Amburgo (chiaro) dal produttore Johann Scheerer, il disco ha una cover molto pop-art, una specie di collage di foto dal sapore molto vintage; oltre che soprattutto contenuti che non sono una evidente ripetizione per Pete di sonorità e temi già proposti con Libertines e Babyshambles. Per questa ragione non saprei se considerare questo disco come il suo disco migliore in assoluto, non saprei fare un confronto con i suoi lavori non solisti e forse questa cosa sarebbe inutile, perché parliamo di una cosa completamente diversa. Voglio considerare questo disco come una specie di 'manifesto'. Uscito dopo un tour che Doherty ha compiuto in Sud America con i Puta Madres, una band composta da musicisti provenienti da ogni parte del mondo e per questo una vera e propria congregazione di culture diverse, il disco vede per la prima volta Pete Doherty misurarsi con questioni che invece che riferirsi al mondo della poesia e della letteratura, danno uno sguardo importante sulla realtà contemporanea e trattano anche di tematiche personali , mostrandoci quindi un suo aspetto che finora non conoscevamo. Questo chiaramente, diciamolo subito, non fa di lui una specie di John Lennon, né significa che diventerà uno strano tipo di Joe Strummer o di Billy Bragg. Non parliamo neppure di un vero e proprio capolavoro, ma se vi avvicinate a questo disco aspettandovi qualcosa del genere, vi dico di lasciare perdere direttamente, non fareste nulla di buono per voi stessi e magari neanche per lui.

Doherty ha vissuto a Parigi per molti tempo. Inevitabile di conseguente che una delle canzoni più toccanti, 'Hell To Pay at the Gates of Heaven', sia stata scritta immediatamente dopo i fatti tragici avvenuti a Parigi lo scorso novembre. Doherty canta, 'Come on boys, you gotta choose your weapons, J-45 or AK-47,' dove la J-45 è chiaramente una Gibson, un liricismo dark e allo stesso tempo ironico che riprende un suo vecchio tema, probabilmente non troppo originale ma sicuramente condiviso da tutti quelli come me che della musica fanno una ragione che prescinda il semplice ascolto d'intrattenimento, e secondo il quale la musica è uno strumento significativo nella lotta al terrorismo. 'L'ultima forma di pace possibile.'

Sostanzialmente ispirato a sonorità tipicamente British e che mi hanno fatto pensare per lo più ai Kinks ('Kolly Kibber', la eccentrica ballata 'The World Is Our Playground', la stessa 'Hell To Pay at the Gates of Heaven'), per il resto in molte canzoni si riconosce quello che è uno stile tipico di Doherty e sonorità che del resto sono queelle che sono e sono state tipiche del garage e della tradizione rock del nuovo millennio. 'A Spy In The House', 'She Is Far' sono ballate quasi mormorate dalla voce resa roca dall'eccesso di sigarette di Doherty e con arrangiamenti soft e di una delicatezza inusuale per questo autore. 'She Is Far' con un arrangiamento quasi orchestrale e l'uso dei violini si potrebbe persino definire una canzone classica romantica del tipo Billy Joel (ma meno noiosa e pacchiana di alcuni suoi episodi).

Altre canzoni, invece, fanno parte di materiale datato e che fan di vecchia data di Peter Doherty probabilmente conosceranno già perché rilasciati in forma di demo o circolati attraverso altri circuiti. 'Oily Boker', ad esempio, è una canzone pubblicata nel 2004 e contenuta nel disco, 'Music When The Lights Go Out', qui suonata con una introduzione nello stile tipico garage britannico e nel finale invece trasformandosi in una specie di 'drunk ballad' malinconica con l'accompagnamento del suono di una armonica e di un arpeggio di chitarra e con una specie di approccio teatrale che poi del resto è una costante di tutto il disco. Ci sono due versioni di 'I Don't Love Anyone'. La prima è per lo più una romantica ballata, lenta, melanconica, una specie di piano song; la seconda si addice maggiormente a sonorità del tipo Libertines, è molto più rock and roll e chiaramente riprende temi tipici della lunga tradizione pop britannica e che affonda le sue radici negli anni sessanta. 'Birdcage' è una canzone scritta addirittura negli anni prima della fondazionen dei Libertines.

Probabilmente tuttavia un altro dei brani più interessanti del disco e anche uno dei più significativi sul piano emotivo (oltre che musicale) è, ' Flags From The Old Regime', una canzone che Pete ha scritto per una sua vecchia e cara amica, Amy Winehouse, tragicamente scomparsa nel luglio del 2011. Solo per la cronaca, questa cosa mi riporta alla mente un mio personale episodio e sempre di attinenza al mondo della musica. Il giorno dopo o comunque nei giorni seguenti, infatti, ero a un concerto di Lou Reed (uno degli ultimi concerti del grande Lou) e lui volle dedicare ad Amy Winehouse una delle sue più belle canzoni, 'The Bell'. Fu un momento molto intenso, il più intenso di quel concerto.

Doherty ha realizzato un album che definirei stilisticamente ironico, avvituperato in una sorta di black humour tipicamente british, e che tratta tuttavia questioni rilevanti, al punto che forse, come accennato, si potrebbe considerare questo disco, seppure con tutte le sue limitazioni, come un possibile nuovo inizio nella carriera e magari nella vita di questo cantante e compositore. Gran parte di questo, è chiaro, dipenderà da egli stesso e quali scelte artistiche intraprenderà e se deciderà anche di smettere i panni che gli hanno voluto cucire addosso di icona decadente del rock and roll in quella maniera che vuole ricalcare il movimento francese del diciannovesimo secolo e una posizione scomoda che, coscientemente oppure no da parte sua, ha impedito in qualche modo che lo si considerasse con la giusta attenzione. Perché, potrà apparire strano, ma la verità è che quando hai qualche problema, nessuno ti prende mai sul serio. Al contrario, può succedere che tutti siano contro di voi. Perché quando non stai bene, sei strano. La gente non ti capisce o semplicemente non vuole capire e si sa che, 'When you're a strange(r), faces look ugly, when you're alone.'

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