Esistono giornate nella vita di tutti noi, caratterizzate dalla totale assenza del benchè minimo stimolo. Piatte, apatiche, fiacche, statiche, tediose. Volendo fare un paragone in termini culinari potremmo definirle "insipide". E se usciamo dal contesto metaforico ed entriamo in quello pratico, è mio modesto parere che uno dei modi più semplici ed efficaci per rinfrancare un poco il corpo e lo spirito in tali momenti, sia farsi una bella mangiata. Ipotesi che però immagino verrà scartata da salutisti, poveri cristi forzatamente a dieta o semplicemente persone che non trovano alcun conforto nel cibo (come ciò sia possibile non lo so e non voglio saperlo). C'è cibo e cibo comunque eh.

E in giornate come quella di oggi (tristemente corrispondente alla descrizione fatta poc'anzi) credo che ciò di cui ci sia veramente bisogno sia una sana dose di cibo per l'anima. E quale sarà mai l'alimento preferito dell'anima d'un appassionato di versi in rima decantati su batterie in quattro quarti? Esatto: il Rap. Il quale al pari delle pietanze destinate al nostro apparato digerente è "preparato" nei modi più disparati. Vediamo un pò su cosa potrei indirizzarmi oggi... Se volessi giusto togliermi lo sfizio da Merdonald's servono il nuovo Happy Bling (vale la pena prenderlo solo per i gadget annessi... Ma quando inizieranno a farli anche col simbolo dell'euro sti collanoni??!), al negozio di caramelle si può fare incetta di dolciumi con soli 50 cent e praticamente ovunque impazza la mania della salsa d'anatra. Mmm no i fast food lasciamoli stare. Da "Chez Kanye" non ci metto più piede manco sotto minaccia d'evirazione. Oltre a non sfornare nulla di sfizioso da un lustro buono, il titolare mi sta altamente sui cosìdetti: prima sputtana Giorgino Dabliu in mondovisione, poi gli chiede scusa. Oltretutto con un discorso che da il voltastomaco più dei suoi piatti da quanto è ipocrita. Se a ciò aggiungiamo che recentemente ha pure ornato il locale con teste di Horus e altre trovate massoniche, potete ben capire come il mio appetito venga azzerato dal solo pensiero di quel postaccio. Potrei quindi lanciarmi a capofitto tra le delizie della Nouvelle Cuisine! Ma in questo pessimo stato psicofisico mi sentirei proprio di disonorare le trovate geniali del buon Jaime e dei suoi allegri compari. Sarò tacciabile di chiusura mentale ma con sto scazzo addosso voglio andare sul sicuro, riscoprendo i sapori (flava) genuini d'una volta. Pertanto credo proprio che farò un salto da Mecca e Fratello Anima.

No non è una confraternita religiosa con le idee molto confuse sulla strada da intraprendere, bensì una trattoria vecchio stampo dove servono dei classici imperdibili. A gestire questo posticino caldo, familiare e accogliente, son due simpatici signori che rispondono ai nomi di Pietro Roccia e Cielle il Liscio. Il primo è uno chef d'alto rango, uno di quelli che attinge da un ricettario enciclopedico e di gran classe. Ma potrebbe mai un così stimato cuciniere riproporre banalmente i piatti d'un tempo, così come li avrebbe potuti preparare la sua nonnina? Certo che no. E difatti Pietro miscela con gusto, trita finemente, sminuzza e ricompone a suo piacimento, spezia e (re) impasta il tutto, tanto che, se gli ingredienti non fossero scrupolosamente annotati sul menu in certi casi andare ad individuarli non sarebbe semplice. Cotanto ben di Dio andrebbe però parzialmente sprecato se a servircelo non ci fosse un maitre di sala coi controcazzi. Ruolo che il sior Cielle ricopre egregiamente. Una personcina tanto affabile e garbata che anche quando la conversazione a tavola vira verso argomenti delicati come i "Ghettos of the Mind" e la crescente "Anger in the Nation", riesce a mantenere classe e finezza invidiabili. Se s'intende consumare un pasto da loro, qualità e quantità si sposano così armoniosamente da rendere praticamente vano qualsivoglia tentativo di non abbuffarsi. Come si può resistere a "T.R.O.Y.", la specialità della casa, una di quelle rare squisitezze che se si assaggiano una volta, difficilmente si riesce a starne senza? Ma qua davvero, dagli stuzzichini agli amari, è tutto da gustare voluttuosamente. Si prenda ad esempio un gioiello come "Act Like You Know", tanto saporito da far letteralmente cantare le papille gustative (dan-da-dee-da, dan-da-dee-da-dee-da!!!). C'è poco da dire, "It's like that". Sembra incredibile ma seppur il numero di portate sia piuttosto elevato, per quanto mi senta satollo non rinuncerei nemmeno ad una briciola di questo succulento banchetto. Anzi inviterei i padroni di casa a proseguire "On and On". E mica vorremo accompagnare il tutto con del Lil Wine a caso? Non c'è pericolo, la cantina ("The Basement") del duo ci offre un Heavy D d'annata e (v)InI di pregevole qualità. Non possono poi mancare i dolci, categoria per cui ho sempre provato "Lots of Lovin".

Che buffo. Son stato qua a decantare la raffinatezza e il buon gusto per rendermi conto solo verso l'ammazzacaffè che "If ain't Rough, It ain't Right". Ma chissene. Già che il cicchetto ce lo siam fatti e l'orario di chiusura s'avvicina, mi trattengo volentieri a scambiare giusto quattro chiacchiere sulle ragazze (mi pare che da queste parti le chiamino "Skinz"). Se alla conversazione si aggiunge anche un loro simpatico amico (tale Grand Puba) tanto meglio. Beh credo sia ora di andare. Se l'esperienza vi ha positivamente colpito perchè non tornate a fare visita a Pietro e Cielle? Magari al prossimo giro vi sveleranno quale sia "The Main Ingredient".

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