Tangerine Dream, anno 1976. Froese sente il bisogno di cambiamento. Non sa come, non sa verso dove ma sa che la loro musica deve cambiare per non entrare in stallo, per non continuare a ripetere se stessa. La strada intrapresa è forse quella più semplice: dalle sonorità avanguardistiche dei primi anni il trio sceglie di percorrere una via decisamente più melodica e acustica, facendo ora utilizzo di strumenti tradizionali, quali pianoforte, chitarra e armonica. Una regressione verso  forme più semplici e immediate, più facilmente fruibili ma che nel giovane panorama della musica elettronica del tempo poteva rappresentare una svolta dagli esiti ancora creativi e nuovi. La musica più o meno pop suonata con timbriche elettroniche, infatti, aveva visto sin'ora pochi esponenti (Kraftwerk, i Cluster di Zuckerzeit, le trasposizioni per synth di Walter Carlos) e la virata operata dai Tangerine nel 76', a mio parere, non deve essere vista a tutti i costi come una scelta banale.

Primo frutto del nuovo percorso Tangerino è Stratosfear, album sicuramente sfaccettato che propone assieme ai soliti momenti meditativi (per la verità pochi) temi melodici facilmente riconoscibili e strutture ritmiche ben definite. Nel complesso un album a mio parere leggermente inferiore ai precedenti ma dotato comunque di un certo impatto artistico ed emotivo. Secondo prodotto di questa nuova veste non è il live Encore (come molti di voi penseranno) bensì il primo lavoro solista di Peter Baumann, "Romance 76". 

L'album si può descrivere dividendolo idealmente in due parti. Le prime tre canzoni  rispecchiano lo stile di Stratosfear: un sequencer aggressivo pronto a sostenere la sezione ritmica e magnifici  synth che disegnano accompagnamento e linee melodiche  destinate a raggiungere l'apice emotivo in Bicentennial Presentation, canzone che a parere di chi scrive tocca vette più alte di Stratosfear . La seconda parte dell'album è formata dalla splendida suite, divisa in tre parti, per coro, sezione d'archi e strumenti elettronici: Meadow of InfinityQui il suono si fa più sperimentale, ossessivo e si evolve di minuto in minuto fino a sfociare nella sezione finale che lascia parzialmente alle spalle le asperità delle due parti precedenti. Un crescendo d'archi accompagna il synth che  si destreggia in frasi  si corte e fuggevoli  ma sufficiententemnte affascinanti da restare impresse nella mente e scaturire quel classico senso di vuoto e stupore che accompagna ogni fine disco, quando quest'ultimo ci ha particolarmente colpito. 

Disco consigliatissimo quindi, di gran lunga superiore ai lavori di Froese (almeno di quelli dopo Epsilon) e che si spinge un pò più in la anche di Stratosfear. A tutti gli amanti dei Tangerine Dream periodo 76'-77' non resta che procurarsi questo gioiellino per scoprirne la bellezza o, quantomeno, per capire quanto importante sia stato il contributo di Peter Baumann nello sviluppo della musica Tangerina.

Voto in decimi: 8

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