Il giovane Broderick ci sa fare. Prima ha dimostrato le sue capacità collaborando con gli Efterklang, poi ha appoggiato l'invito della Kning Disk di realizzare un cd totalmente pianistico ("Docile"), infine ha deciso di intraprendere una carriera solista tra le soffuse note di un neoclassicismo imparentato con ambient e acustica.
La bontà della proposta, unitamente agli ottimi pareri ricevuti dalla critica specializzata, hanno permesso a Peter di poter pubblicare ben due album nel solo 2008. Prima è stato dato alle stampe "Float", poi questo "Home".
Nel secondo vero lavoro solista di Broderick si ritrova tutto lo spirito intimo e delicato che tanto aveva catturato l'attenzione delle prime uscite. Rispetto al passato però, "Home" porta con se un elemento nuovo: liberandosi di qualche scheggia di "paura" dovuta all'inesperienza, il giovane Peter decide di utilizzare anche la sua voce per supportare la musica: scelta questa che non aveva mai fatto precedentemente se non nella sola "Another glacier". Questo nuovo lato del poliedrico artista di origini danesi viene prepotentemente alla ribalta in "Home" dando l'impressione che Broderick si trovi a proprio agio anche tra venature cantautorali di moderna estrazione americana.
Una nuova veste che risplende particolarmente in "And it's alright", delicata composizione ben governata dalla chitarra acustica. Proprio la componente acustica è quella che Broderick predilige per delineare i suoi nuovi sogni musicali: "Below it" e "Not at home" si fanno ascoltare con piacere e semplicità e danno ulteriore risalto alla scelta di poggiare le fondamenta di "Home" su delle colonne proprie di un cantautore. L'ambient pianistico/nebbioso di "Float" va a perdersi tra le tenere note della sei corde: in questa sua ulteriore evoluzione Broderick si dimostra capace di amministrare bene un "songwriting" comunque sempre molto raccolto e privo di particolari impennate. Resta però intatta, la versatilità e la godibilità di tracce create per essere assimilate fin da subito: niente cervellismi di troppo, nessuna complicazione sonora. Soltanto musica e foschia per un album e soprattutto un artista destinato a crescere con il tempo.
1. "Games" (2:14)
2. "And It's Alright" (5:20)
3. "With The Notes In My Ears" (2:40)
4. "Esbern Snares Gade 11, 2Tv" (2:35)
5. "Below It" (4:01)
6. "Sickness, Bury" (6:05)
7. "Not At Home" (3:57)
8. "There And Here" (2:11)
9. "Maps" (6:16)
10. "Games Again" (4:44)
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