A) La fata turchina si dimentica sempre di mettere le mutande sotto la gonna quando esce di casa.
B) Mia sorella la da via come il verderame sulle viti.
C) C'è stato un tempo in cui Peter Gabriel faceva uscire in media un album di inediti ogni due anni.
È vera solo una di queste affermazioni e parrebbe non ci siano dubbi sul fatto che sia la seconda. In realtà mia sorella è un personaggio di fantasia al pari della fata turchina, e andando per esclusione, risulta essere vera proprio l'affermazione più incredibile, la terza.
Chi ascolta Gabriel sa bene che da tempo i suoi ritmi sono "leeeeggermente" più lenti, e ne soffre. E le cose ultimamente non vanno certo meglio. Dopo l'uscita di "Up", ricordo di aver letto da qualche parte alcune sue considerazioni che già allora mi suonarono come le ultime parole famose, qualcosa come: "ho scritto molta musica per il disco, molta è rimasto nel cassetto, vorrà dire che "Up" avrà presto un fratellino."...infatti.
Di seguito ci si imbatte in qualche mia personale impressione sul secondo album uscito in quel periodo fortunato, l'album intitolato inspiegabilmente "2", e così un altro doppione andrà ad ingrassare ulteriormente la pancia di questo sito. Pazienza, mi perdonerete! Oppure non fatelo, e allora che vi si guasti tutto il vino che avete in cantina, e vi resti da bere la sola bonarda frizzantina che piace tanto alla vostra dolce metà, ma a voi non va giù neanche con lo sturalavandini.
Bene.
Dicevo di "2". Nei pareri che ho letto da queste parti e altrove, salta sempre fuori un motivo per cui non lo si può considerare al livello dei due album successivi, e il più delle volte si tratta della mancanza di chiarezza di idee di Gabriel che si avverte ascoltando il disco.
Io confesso di avere un debole per questo Gabriel ne carne ne pesce. Quest'album ha un suono per me molto particolare, particolarità che però non so attribuire a qualcosa di specifico.
Non ci sono suoni ricavati andando in giro per discariche a spaccare schermi di vecchi televisori a tubo catodico o a soffiare dentro tubi arrugginiti, non c'è la superbatteria del terzo album. C'è qualcosa però, diversi ingredienti, forse un po' di malinconia, forse altro, non ho ben chiaro neanche io, che me lo fa percepire così particolare.
Il mio primo ascolto di "2" risale a diversi anni fa, ma ho ancora ben presenti le sensazioni che mi ha dato. Il suo acquisto è stato molto sofferto, ci volle qualche mese in cui ci ho rimuginato sopra diverse volte, da una parte c'era la delusione per i singoli di "Us" allora appena uscito, tremendi (a mio parere), dall'altra mi attirava la fantastica copertina dello studio Hipgnosis e sapevo che non mi era mai andata male confidando che in un disco con una bella copertina ci fosse della bella musica. Alla fine l'ho comprato e quel giorno mi sono portato a casa anche un bel po' di aspettative in proposito.
Queste ultime hanno avuto vita breve, ci ha pensato il riff di chitarra di "On the Air" a spazzarle via tutte in un sol colpo e a mettermi in un attimo sul sentiero immacolato dell'ignoto. Probabilmente non mi aspettavo da lui un rock così "pane al pane, vino al vino".
Bisogna dire che quando Gabriel si mette in testa di fare il pazzo furioso ci riesce molto bene. È a disposizione di tutti gli appassionati di follia la sua prova da maestro in materia: Peter Gabriel 3, ma anche in questo onesto lavoro è possibile trovare qualche prova di alta scuola. "On the Air" è una di queste.
Sentirlo nei panni di uno dei suoi mille alter ego sbraitare contro ragazzini cresciuti a bistecche, avvisandoli che lui ha il potere e che è orgoglioso di essere rumoroso, non ha prezzo. Per tutto il resto ci si può rivolgere agli sportelli delle banche di Tonino, con Michelino e Pippo che fan da cassieri.
Nel corso del primo ascolto dell'album molte altre cose mi hanno stupito piacevolmente: la scaletta di piano che inframezza le strofe del fai da te, il riff di tastiere, la melodia e la suggestiva interpretazione vocale di "White Shadow", la strampalata "Wonderful Day In A One-Way World": "non c'è rispetto per superman in un supermercato", che mondo! Poi il basso e il Gabriel nuovamente disturbato di Exposure, la bellezza di "Flotsam And Jetsam" che l'autore fornì come esempio ad un giornalista per dimostrare che non era vero che non scrivesse canzoni d'amore, e le stupende "Indigo" e "Home Sweet Home". Quella particolarità nel suono di cui ho accennato in precedenza, la avverto anche nelle tracce che mi piacciono meno ("Animal Magic" e "Perspective"), per cui l'album lo ascolto sempre tutto con piacere.
A mio parere costituisce assieme a "3" e "4" il meglio di Gabriel solista.
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