Peter Gabriel II (1978), conosciuto anche con il titolo di Scratch per via dell'illustrazione in copertina, è uno dei lavori più sottovalutati dell'ex leader dei Genesis.
Un primo cambiamento rispetto al suo primo lavoro solista è dato dall'allontanamento del produttore Bob Ezrin. Al suo posto troviamo niente di meno che l'anima dei King Crimson, Robert Fripp, che nel frattempo svolge anche la funzione di chitarrista.
Con questa mossa viene a meno l'impostazione teatrale ed il suono apocalittico (esempi erano Moribund The Burgermeister, Slowburn, Here Comes The Flood. . . ) in favore di un approccio più secco ed esistenziale.
La prima canzone che incontriamo è l'ottima On The Air, già nota agli estimatori di Gabriel: infatti era stata presentata nelle ultime tappe del tour di ''Peter Gabriel I (Car)''. Brano molto duro, dove svettano la chitarra di Fripp ed un tappeto di sintetizzatori, è l'ultimo dove compare Mozo, uno dei personaggi immaginari creati dall'artista. . . e forse il più famoso dopo Rael di ''The Lamb Lies Down On Broadway''. Si prosegue su ottimi livelli con D. I. Y. (acronimo di Do It Yourself), pezzo che fa della ripetitività il suo punto di forza.
Mother Of Violence è un lento malinconico per chitarra acustica e pianoforte. Il tono di voce utilizzato rende bene il pessimismo e le atmosfere cupe del testo: < < It's getting hard to breathe / It's getting so hard to believe / To believe in anything at all> >
Dopo aver raggiunto il primo climax emotivo, l'ex frontman dei Genesis spezza il ritmo inserendo una canzone allegra (anche se si tratta di un'allegria solo apparente): è A Wonderful Day In A One-Way World. . . ma è solo un attimo, e subito ci immergiamo nella suggestiva White Shadow: ritmo moderato, atmosfere ipnotiche, ed un assolo di Robert Fripp come solo lui sa fare, la rendono uno dei pezzi più interessanti dell'intero album. Un altro highlight è la successiva Indigo, che va dritta al cuore, e rappresenta un netto miglioramento rispetto alla versione presentata nel 1977 sotto il titolo di Song Without Words.
Un altro break spensierato, Animal Magic, ci introduce al pezzo più eccentrico, tetro e cupo al limite della paranoia: si tratta di Exposure, segno della più profonda collaborazione tra Fripp e Gabriel. Anche il testo, costituito dai tre versi < < Space is what I need / It's what I feed on / [. . . ] Out in the open> > e dalla ripetizione compulsiva del titolo (utilizzando un tono che, progressivamente, diventa sempre più estraniante ed alienato), rende bene l'idea dell'inquietudine più totale.
Seguono la melodiosa Floatsam And Jetsam (che si assesta sul filone di Mother Of Violence ed Indigo) ed il gioiellino pop di Perspective. Quest'ultima nasce con il preciso scopo di diventare una hit: infatti la possiamo trovare nel lato B del 45 giri ''D. I. Y/Perspective''. Sarà però D. I. Y. , proposta in un mixaggio leggermente diverso, a diventar famosa.
Per concludere Gabriel gioca nuovamente la carta della malinconia con Home Sweet Home: pezzo geniale dove la voce e sassofono duettano in modo meraviglioso e conferiscono al tutto un'atmosfera realmente emozionante. . . < < Just a place to lay our head think of all those things we said / about in our home sweet home> >
Terminata la descrizione del CD vorrei anche spendere altro un paio di righe per rivalutare quest'album. . .
Durante il tour di ''Peter Gabriel II'' (1978-79) vengono scritte ed interpretate I Don't Remember, Biko, No Self Control e Not One Of Us, che, opportunamente rifinire e riarrangiate, diventeranno i capisaldi del successivo capolavoro ''Peter Gabriel III''. . . evidente segno della carica creativa presente in questo periodo.
Voto: 9/10 . . . per uno degli album che più spesso si trovano a girare nel mio lettore CD.
Da riascoltare e rivalutare. . .
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