Oggi, 22 dicembre 2012, è un giorno speciale per me, un giorno decisivo per la mia vitae penso che non me lo dimenticherò mai. Niente cataclisma, niente fine del mondo, niente 666 e niente 7 trombe che "suonano un dolce rock n'roll", niente Pitagora che scrive con il sangue una melodia nuova di zecca, niente Apocalisse in 9/8. Oggi è un giorno come gli altri e non segna l'inizio di una nuova era, non c'è più niente da temere e niente da aspettarsi, tranne forse un aumento del costo della benzina e le tasse in generale, tagli sulla scuola pubblica, ecc ... Oggi è un giorno speciale per me perché sono felice, sono più felice del solito, ho un motivo per esserlo. Ho acquistato un biglietto per il concerto di Peter Gabriel del prossimo ottobre, di quell'anno, 2013, che nessuno si aspettava potesse arrivare. L'emozione che ho provato quando il biglietto è stato stampato davanti ai miei occhi al negozio è indescrivibile. Ebbene sì! Vedrò Peter Gabriel! Il mio mito, il mio artista preferito, il meglio del meglio ... chissà cosa proverò al concerto!? Nell'attesa ascolto Peter Gabriel III, uno dei migliori album dell'artista di Chobnam, l'artista inglese che già da tempo aveva lasciato indietro l'esperienza Genesis. Ascoltarlo è un immenso piacere, vengo trasportato dalla musica e questa recensione mi esce di getto e scrivo e scrivo parole che cercano di celebrare un mito già celebrato abbastanza, un artista che non ha bisogno di presentazioni e sul quale sono stati esauriti i commenti. E così, sono qui, che ascolto il terzo album di Peter al computer e mi lascio emozionare dalla sua voce, dalla musica della sua troupe in cui figura il bassista Tony Levin, Robert Fripp alla chitarra e una vecchia e cara conoscenza, il batterista dei Genesis, Phil Collins.

Con il partire di "Intruder" e dei colpi secchi e duri alla batteria, il mondo di musica di Peter prende forma e non posso far altro che seguire il ritmo e cantare le prime parole che il vocalist recita a un minuto dall'inizio "I know something about opening windows and doors, I know how to move quietly and creep across creaky wooden floors". L' "Intruder" del titolo è ormai entrato nella casa scelta per la rapina e ci racconta con grande "professionalità" i suoi movimenti furtivi. "No Self Control" è un momento di puro rilassamento mentale con la voce di Peter che procede prima lenta, poi si staglia con un bel acuto (I don't know how to stop, I don't know how to stop). La non capacità di stare fermo e la voglia di muoversi sono oggetto del brano. Nell'album non sfigura certo un breve strumentale, "Start", la nostalgia del quale è data dal suono del sassofono di Dick Morrissey, session man. "I don't remember" rappresenta un bel pezzo pop dal buon andamento e dalla buona ritmica, un bel pezzo ballabile insomma. La bellezza compositiva, l'estremo sentimento nostalgico arrivano con "Family Snapshot", brano molto triste in cui il vocalist si immedesima in un assassino, Arthur Bremer, il quale aveva attentato alla vita di un politico a favore della segregazione razziale, George Wallace. Peter dichiarerà che "il libro di Arthur Bremer, in cui quest'ultimo parla del suo attentato a George Wallace, è particolarmente disgustoso, e dalla lettura si comprende quanto l'autore sia pazzo e maniaco voglioso di fama". "Family snapshot" è una delle più belle canzoni dell'artista di Chobnam. Molto bella e ricca di pathos è "And through the wire", la quale cede il posto a "Games without frontiers,  gradevole pezzo pop. Nonostante la natura quasi "giocosa" della canzone, della sua musica, il testo è una forte critica contro il nazionalismo e la guerra; ci sono molti riferimenti a persone veramente esistite, come Adolf Hitler ed Enrico Fermi e personaggi orientali. L'introduzione demenziale di "Not one of us", nella quale Peter si cimenta in versi appunto demenziali, è un buon incipit per una eccellente canzone pop. Forse la meno importante dell'album, "Lead a normal life", cede il posto a una meraviglia per antonomasia, un pezzo ricco di pathos e pieno di sentimento, in cui c'è un grande coinvolgimento emotivo da parte del cantante, "Biko". Biko è stato un attivista anti-apartheid, torturato e ucciso a causa dei suoi ideali di protesta. Peter recita una delle più significative e belle frasi della sua carriera a mio parere: "You can blow out a candle, but you can't blow out a fire. Once the flames begin to catch, the wind will blow it higher". Sì, è vero! Tu puoi spegnere una candela ma non puoi spegnere un incendio con un soffio, non puoi sedare una rivoluzione! Tu puoi annientare il Messia che comunica un messaggio alla gente,ma il messaggio, una volta recepito dalla gente, non può essere eliminato e "il vento lo soffierà più alto", lo incrementerà.

Con questo pezzo dalla forte carica emotiva, si chiude Peter Gabriel III, uno dei più begli album dell'Arcangelo. Chi non l'avesse ascoltato, lo ascolti assolutamente.

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