Trad.B (libera): Grattami il culo
Non c'è niente da fare.
Il copione è lo stesso per tutti quegli artisti ormai "visibilmente stanchi" e da troppo tempo sul mercato (che poi non son nemmeno pochi).
Da una parte, l'ispirazione che scarseggia, dall'altra (suppongo) ci sta la casa discografica che preme e che sta col fiato sul collo. Insomma, da Patty Smith a Bruce Springsteen passando da Bob Dylan o Brian Ferry, tutti o prima o poi approdano al rifacimento di canzoni di altri.
Sul fronte italiano poi, gli esempi si sprecano: da Vasco ai Pooh, dagli Avion Travel a Claudio Baglioni passando per la Vanoni, tutti arrivano a sfornare il proprio album di cover, che fa fine, non impegna e (evidentemente) rende altrettanto di un disco di inediti. Tanto si sa: la gente compra il nome, mica quello che andrà ad ascoltare.
E pure l'ex voce dei Genesis capitola su questo fronte, con questo "Scratch My Back" (febbraio 2010) che altro non è che la riproposizione in fase acustica e intimista (pianoforte, violoncello e poc'altro) di alcuni capolavori (più o meno famosi) di altri illustri colleghi: parliamo di Heroes di Bowie, Street Spirit dei Radiohead, Listening Wind dei Talkinghead, The Boy in the Bubble di Paul Simon e altri ancora.
L'esperimento, per quanto non abbia niente di nuovo, sarebbe "anche" piacevole. Soprattutto se messo come sottofondo rilassante dopo 9 ore di ufficio. Nessun sobbalzo, nessun arrangiamento fuori dagli schemi, niente di sconvolgente...
Il limite sta proprio in questo: 13 canzoni appiattite dalla voce "stanca" di Gabriel che è riuscito ad appianare la tensione esistente in pezzi come Heroes o a rendere fiacca una canzone come quella di Paul Simon. Si salvano giusto qualche pezzo qua e là (Listening Wind col quartetto d'archi che incalza nel suo incedere ipnotico senza mai sfociare in qualcosa di più forte o il grande lavoro di tessitura degli archi nella parte finale di My Body is a Cage) e poco o nulla.
Un disco terribilmente stanco che ci affatica solo all'idea di riascoltarlo per una seconda volta.
Oh certo: tutto estremamente raffinato, colto, di classe, un pelino snob (a tratti ricorda l'operazione fatta dall'ultimo Sting) ma alla fine, le cose van dette per quel che sono: l'Arcangelo s'è seduto e batte la fiacca.
Peccato solo che per dargli un'altra possibililtà dovremo aspettare altri 4/5 anni (i suoi tempi biblici di produzione sono leggendari) e chissà se ora di allora tornerà sulla sua o se dovremo sorbirci un disco di parole decantate su motivetti new age di quart'ordine. Minor sforzo, massima resa. O no?
E ora scegliete voi la traduzione più indicata al titolo in testa alla recensione. Io la mia l'ho già votata ma non voglio condizionare nessuno....
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