Aprile Millenovecentosettantaquattro. Appena due mesi dopo "The Silent Corner And The Empty Stage", Peter Hammill licenzia questo "In Camera" e, miracolo a dirsi, si tratta di un altro capolavoro, a distanza di tempi brevissimi, quasi sovrumani per un musicista... Fatto sta che le canzoni parlano chiaro, e questo è un album coi controfiocchi, anzi direi coi controca**i: stessa formula (per l'ultima volta, per sfortuna o meno che sia) dei precedenti due album "Chameleon In The Shadow Of Night" e il summenzionato "The Silent Corner And The Empty Stage", con qualche cambio però: le ballate per chitarra slide rimangono le stesse, ma quelle per pianoforte vengono sostituite da un più moderno e tecnologico sintetizzatore, e, per quanto riguarda la suite finale, che concludeva di solito i precedenti due album, qui invece si tratta di una suite-truffa, in quanto la coda di dieci minuti dell'ultimo pezzo altro non è che un campionario di rumori di fondo e effetti strani...

Ma veniamo al disco.

"Ferret And Featherbird" è una canzone poco indicativa per capire il disco, sia perchè risale all'anno sessantanove e Hammill la "riesuma" senza motivo apparente, sia perchè si tratta di un bizzarro insieme di suoni quasi hawaiiani e pianoforte, su cui si inserisce comunque il bel cantato etereo di Hammill. Canzone che lascia interdetti, come a dire "E' uno scherzo?...".

"No More (The Submariner)": qui inizia veramente il disco, col sintetizzatore di David Henteschel (autore di colonne sonore come "The Squeeze" e "Operation Daybreak") che raggela il sangue in apertura del pezzo simulando il suono impazzito di una sirena; poi s'aggiunge il basso, e nella parte centrale il sintetizzatore di Henteschel e il superbo pianoforte di Hammill s'incrociano in voli divergenti e concentrici, a formare una schermaglia aerea-sonora; poi al minuto Tre\Quaranta una pausa, la ripresa, e infine le continue grida echeggianti di Hammill a chiudere il pezzo. E che pezzo...

"Tapeworm" è un altro pezzo esagerato, degno di stare in un album degli ex Van Der Graaf Generator: è un pezzo fortemente rock, dominato da un giro di accordi di piano a schema fisso, dal sassofono sempre più assettato di strage di David Jackson e dalla batteria sconvolgente di Guy Evans che picchia forte in questo pezzo come non mai; nella parte centrale Hammill ci regala anche uno dei suoi soliti intermezzi da cabaret che ricordiamo per es. anche in "The Sleepwalkers" dei Van Der Graaf Generator.

"Again" parebbe la solita ballata per chitarra acustica, ma qui, e forse per la prima volta, Hammill raggiunge lo stato di "bella canzone": lo si deve soprattutto, anzi oserei dire interamente, allo struggente basso che accompagna la chitarra acustica dalla parte centrale della canzone in poi. Canzone in tono minore, comunque, se mi è permesso dire.

"Faint-heart And The Sermon" ("Il Debole E Il Sermone" dovrebbe significare) è un altro picco, e qui c'è sempre Henteschel a manovrare uno stupendo sintetizzatore, abilmente contornato da basso e piano di Hammill; il ritornello è cantilenantemente orecchiabile (mi si passi la forzatura linguistica), ma poi si trasforma nel "solito" canto elegiaco di Hammill, significativamente rafforzato nel finale da un effetto ancora di sirene, invadenti e possenti, di Henteschel.

"The Comet, The Course, The Tail", altra ballata acustica, si riallaccia quasi alla disperazione di "Viking" in "Fool's Mate": anche qua troviamo un prepotente basso che impone i suoi colpi, mitragliati, questa volta. La canzone funziona eccome, soprattutto grazie al cantato di Hammill, insuperabile a mio parere nel modulare certi toni musicali epicamente tragici.

"Gog Magog (In Bromine Chambers)" dovrebbe essere la suite-prog finale, dovrebbe, perchè, come ho preannunciato nell' introduzione a questa "descrizione" del disco,  in effetti non lo è: e dire che l'introduzione promette bene, con un maestoso organo da chiesa, poi il cantato sofferto e lento di Hammill (struggente la parte in cui Hammill canta "My home is the sunset" "La mia casa è il tramonto"...), e finalmente la batteria come al solito forsennata di Evans; deciso il cantato della parte "Will you not come to me\ e love me for one more night?" "(Dunque) Non verrai da me\ e mi amerai per un'altra notte": non è la delusione amorosa di un innamorato triste, ma è Satana in persona che parla, e che ti invita ad un ennesimo incontro diabolico, lui che fu il padre di tutta la Malvagità del mondo, e il cui nome "is locked in silence" "E' chiuso nel silenzio" e vani sono i tentativi, attraverso anagrammi, disegni, o numeri simbolici (666) fatti dall'Uomo per racchiuderlo in qualche forma, per dargli un nome: "I Am NONE" "Io non sono nessuna di queste cose" dice Hammill\Satana.

Il resto della canzone, infine, dal settimo minuto in poi, non mette conto di parlarne, in quanto, come già detto, è un puro susseguirsi di suoni psichedelici fini a sè stessi.

In conclusione, uno degli album più belli di Hammill, tra i più curati ed ispirati, forse il mio preferito, anche per la stupenda copertina che vede il musicista avvolto in un mantello nero e una luce splendente nel petto...

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