Un'album difficile da giudicare, questo "The Future Now" (1978), il settimo LP solista di Peter Hammill, all'epoca diviso tra le ambizioni personali e l'ennesima incarnazione dei Van Der Graaf (non più Generator, causa abbandono di Jackson). Dodici tracce che compongono un minutaggio frammentario, inquieto, in continua lotta tra le vecchie reminiscenze prog e le nuove frontiere elettroniche/sperimentali, tra momenti notevoli ed evidenti passaggi interlocutori.

La musica può chiamarsi ancora "progressive"? Il concetto è ancora calzante, i suoni un po' meno: se "The Mouse Trap", richiama i VDGG periodo Still Life, molte altre tracce, come "Trappings" o "Energy Vampires", appartengono profondamente alla sensibilità di Hammill solitario, che nel frattempo si sta interessando sempre più a sintetizzatori, rumori elettronici ed avanguardistici. Purtroppo, quest'ansia creativa non sempre risulta a fuoco, come nella raffazzonata "A Motorbike In Africa": un accozzaglia di percussioni sintetiche e rumori industriali che accompagnano il narrato inconcludente dell'artista.

Quando la leggerezza del pianoforte riprende il suo ruolo, e le tessiture moderniste si fanno meno oppressive, Hammill centra il bersaglio (quasi) come qualche anno prima: è il caso della conclusiva "Palinurus (Castaway)", che pur non rinunciando ai synth, dona una conclusione più classica e rassicurante. Splendida, sulle stesse coordinate, risulta "If I Could", cantata con intensità ed impreziosita da arpeggi di chitarra acustica ed archi.

Pur rimanendo un lavoro di pregevole fattura, si sente un generale calo di ispirazione sia a livello di songwriting che di esecuzione (nonostante ciò, sono da segnalare i rumori quasi frippertronici che aleggiano in più di una composizione): tuttavia, un LP interessante, coraggioso e personale (incorniciato da una pessima copertina).

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