"Non si esce vivi dagli anni '80", oppure, se preferite, "Il synth-pop è morto, viva il synth-pop!", ma ne siamo poi così sicuri?

Si e no, perchè ci sono sempre e comunque due possibilità: morire di stereotipi oppure tentare un'evoluzione, facendo tesoro del proprio background senza oscillare come squallide banderuole ai mutevoli venti delle mode e del successo. Peter Heppner ha scelto questa seconda possibilità, e scavando più a fondo nel passato di questo elegantissimo singer-songwriter di Amburgo si capisce anche il perchè. Prima di tutto, in Germania sono pienamente consapevoli della propria tradizione che, in materia di new wave, synth-pop e derivati non ha assolutamente nulla da invidiare a nessuno, gli artisti che hanno contribuito a dare lustro alla propria scena in questo mondo anglocentrico se li sono tenuti stretti, ben oltre gli anni '80 e così i Wolfsheim, duo di cui Peter Heppner è stato il frontman, hanno potuto ottenere un apprezzabile successo con il loro synth-pop dalle tinte darkeggianti, dal 1992 al 2003, senza doversi appecoronare ai trend imperanti succedutisi negli anni. Una mentalità ammirevole che dovrebbe essere presa come esempio da tutti, così come coraggiosa e lodevole è stata la scelta di Heppner di tentare una carriera solista a quarant'anni, badate bene, carrera solista a tutti gli effetti, non un'escursione occasionale fuori dall'ambito originario. Il talento c'è, la personalità pure ed il riscontro artistico non può che arrivare di conseguenza; dopo il buon esordio "Solo" datato 2008 Peter alza leggermente l'asticella dell'ambizione e dopo quattro anni se ne esce con questo "My Heart Of Stone" che, pur lontano dall'essere un capolavoro, è uno di quei dischi che mi fa pensare: "Però, avercene di musica così".

"My Heart Of Stone" è un album ad immagine e somiglianza del suo autore: sobrio ed elegante, con moderate ma palesi aspirazioni da pop-opera, come dimostrano intro, outro ed intermezzi strumentali che aggiungono ulteriore carattere e personalità ad una proposta intrigante ed intelligente. Episodi come l'ottimo singolo "Meine Welt", "Give Us What We Need (Truth Is Not The Key)", la più sfuggevole e sottile "God Smoked" e la cavalcata quasi rock di "I Won't Give Up" esprimono ad ottimi livelli un synth-pop adulto e raffinato con influenze techno, riflessivo e leggermente ombroso senza essere dark, intervallato da ballate elettroniche di ottima fattura come il duetto sentimentale ed agrodolce di "Deserve To Be Alone" e l'intensità sofferta e malinconica, venata di lirismo, di "Noch Nicht Soweit" e della stupenda "A Love Divine". C'è anche un po' di leggerezza e semplice energia in "My Heart Of Stone", che si inserisce nel contesto generale in maniera intelligente e sottile, senza spezzare la magia in chiaroscuro che caratterizza l'album; il beat veloce e pulsante di un piccolo gioiello fascinoso come "Letter From Africa" si sovrappone a percussioni tribali e ad un testo che evoca scenari di natura incontaminata ed antiche civiltà perdute nel tempo e "Cry Tonight" chiude le danze con grande serenità e trasporto melodico, epilogo perfetto per un album interessante e di fattura veramente squisita.

Al netto di un singolo episodio leggermente farraginoso, il midtempo "Whenever I Miss You", "My Heart Of Stone" è un album suggestivo, di grande ispirazione e creatività, arricchito da un dinamismo che sa regalare sorprese piacevoli ad ogni episodio; la sua dote migliore è senza dubbio un approccio da smooth operator che si riflette in tutti gli aspetti dell'opera, dalla voce calda, suadente e vellutata alla musicalità semplice e raffinata, mai aggressiva e sempre accomodante. Peter Heppner ha la sicurezza e la tranquillità dei forti, è un professionista serio e pienamente consapevole dei propri mezzi e della propria dimensione artistica, e la sua musica riesce mette l'ascoltatore a proprio agio, senza stucchevoli ruffianerie trendy, neanche la minima pretesa di scimmiottare chicchessia, nessuna pacchianata da classifica ed una cura delle forme e dei dettagli tipicamente teutonica.

Per chi ricerca l'equilibrio e l'eleganza, per chi sa guardare al di là dei soliti nomi da enciclopedia del rock e diffida delle nuove proposte dal più che dubbio valore e sicuramente per chi vuole sentire un po' di pop di buon fattura, "My Heart Of Stone" di Peter Heppner è il disco perfetto.

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