Sarà capitato a tanti di voi, in questi ultimi mesi, di eseguire uno zapping forsennato per evitare, in televisione, di sentire parlare di ragazzine uccise, famiglie killer e deviazioni varie. Questo non per insensibilità o indefferenza ma semplicemente perchè ad un certo punto anche a voi sarà venuto fuori un "ADESSO BASTA" ad alta voce. Trasmissioni pomeridiane, in prima serata, in seconda serata... pseudo giornalisti che si ergono a pubblico ministero, opinionisti di quart'ordine che pensano di essere criminologi, esperti del grande fratello che dicono la loro... e ADESSO BASTA. Sono sicuro che a tutti voi è venuta la nausea, il ribrezzo, lo sconforto, accorgendosi chiaramente che poi il fine di tutto ciò è tenere più persone possibile incollate alla tv. Una persona una volta mi disse che se certe cose le trasmettono ancora è solo perchè c'è chi ancora le guarda. Gli italiani (non solo) sono un popolo di guardoni, le disgrazie altrui, più forti sono, più ci rasserenano e ci fanno pensare a quanto siamo fortunati... alla base di ciò, da qualsiasi punto la si veda c'è solo egoismo.

Sono convinto che il valore di un'opera letteraria o cinematografica non vada rapportato al particolare momento in cui la si "consuma"... voglio dire un libro, un film, un disco, se sono di valore, lo sono sempre, in qualsiasi giorno dell'anno. Non vi nascondo, però, che guardare questo "Amabili resti" in questo momento, in cui non si fa altro che sentire di ragazzine scomparse o peggio, purtroppo risulta quasi di "attualità".

Si riesce quasi ad avere un altro punto di vista, quello di cui nessuno di quelli che fa telepromozioni a tutte le ore  è mai sembrato accorgersi... il punto di vista della vittima. Tutti erano impegnati a intervistare il nipote del suocero del panetterie dello zio cattivo della poveretta di turno o a costruire in uo studio televisivo il plastico della scena del crimine, ma credo che in pochi abbiano capito davvero il punto di vista delle vittime... persone che non ci sono più, persone che avevano una vita e che avrebbero dovuto averla, persone che hanno sofferto ma non possono più raccontarlo.

Ammetto di non aver letto il libro di Alice Sebold (si dice sempre che i libri siano meglio dei film), ma posso dire che, se questa versione filmica di "Amabili resti" ha un pregio, è proprio quello di darci il punto di vista della vittima.

E' la vittima che narra, già da morta, quello che stiamo vedendo; è solo lei che può farlo, solo lei può portare lo spettatore a conoscere il suo (breve) passato e solo lei può guidarci tra le sue angosce che la costringono nel mondo di mezzo finchè non avrà trovato la giusta rasserenazione per lasciare per sempre questo mondo. Adesso è lei che guarda quello che succede in quella dimensione che non è più la sua ed è lei che forse riesce ad interagire con i suoi cari per non lasciare impunito il suo assassino. Insomma è il suo punto di vista.

Peter Jackson è uno che è abituato a descrivere "terre di mezzo", ma questa è una terra diversa. Il limbo da cui Susie ci parla è un mondo bellissimo, colorato, fatto della stessa cratività che la portava, in vita, a voler fotografare ogni cosa le piacesse... forse proprio come il regista si immagina che sia (anche lui a creatività sta messo bene). Ma razionalmente è proprio questo continuo indugiare su paesaggi fantastici e costruzioni paesaggistiche da sogno che rende il film non proprio scorrevolissimo, soprattutto nella parte centrale. Si osserva a bocca aperta questo scenario immaginario e ci si scorda che c'è un serial killer a piede libero... non so dire in realtà se sia davvero ciò che il regista avrebbe voluto (in effetti ognuno di noi si immagina dell'aldilà come un posto che ci metta in pace con tutto e tutti) ma sicuramente il tessuto narrativo appare quasi come spezzato, come se ci fosse una sorta di forzatura. Nel mondo "terreno" rimane invece una famiglia disperata ed un padre che non si arrende.

"Amabili resti" ha comunque spunti registici e (soprattutto) interpretativi di livello elevatissimo (la sequenza dell'adescamento/omicidio è obiettivamente bellissima, girata senza voyerismo di maniera e con una delicatezza tale che la rende ancora più agghiacciante) e merita comunque la visione nonostante i limiti narrativi che personalmemte ho riscontrato. Stanley Tucci è semplicemente strepitoso se non altro perchè ha deciso di interpretare un ruolo che tanti fighetti di Hollywood avrebbero rifiutato o non avrebbero portato in scena con tanta freddezza.

Lasciate stare quei programmucci pomeridiani e se proprio volete una versione per tutti noi "aperta" di certe schifezze quotidiane, affidatevi a chi almeno sa scrivere e descrivere con professionalità... almeno, io faccio così.

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