Era l'era dei 12", delle sperimentazioni elettroniche, delle pulsazioni della Disco Music, della crisi della canzone cantautoriale Italiana, erano gli anni di piombo, insomma, gli anni settanta erano giunti quasi alla fine. Ci fu una etichetta Italiana chiamata "Goody Music", con sede a Milano, che prima di tutti (o quasi) capì le nuove tendenze musicali Americane e le riconfezionò apposta per il mercato Italiano. Sto parlando della etichetta mitica che diede i natali a gruppi fondamentali della black music come Change, i B.B.& Q.band, e naturalmente la Peter Jacques Band.
Gestita da un DJ del Guadeloupe di nome Jacques Petrus (ma si faceva chiamare semplicemente Fred) e da geni musicali ancora oggi in azione, come Mauro Malavasi, Davide Romani e Paolo Gianolio, la label si trovò per un certo momento della sua esistenza dentro tutte le top 10 mondiali, senza saperne il perché. Forse per l'oculatezza delle scelte commerciali o magari per l'effettiva qualità della musica? Perché non tutte e due? Perché "Fire night dance", EP di esordio del progetto "omonimo" al suo produttore, aveva tutti i requisiti per diventare un grande successo nostrano ed Europeo. Sempre ovviamente tenendo conto del periodo in cui uscì (1979), un periodo in cui nel nostro paese la Disco Music era ancora primitiva e non del tutto sfruttata a dovere. La strada era stata aperta dalla stessa label quando due anni prima pubblicò un EP di un fittizio cantante emiliano, Macho, intitolato "I'm a man".
Era al contempo un periodo in cui le sperimentazioni elettroniche si facevano sempre più ardite e vicine alla musica definita "pop". Il vuoto che la scena cantautoriale Italiana, in piena crisi di idee, aveva lasciato servì a creare spazio libero per prodotti di altra natura, che di punto in bianco cominciarono a vendere come la frutta e la verdura. Il punk per fortuna in Italia non è mai arrivato come si deve e questo favorì ancora di più il mercato orientato alla pista da ballo, così tanto che ben presto, pur di sfruttare la corrente, le major fecero uscire tante di quelle schifezze che il mercato cedette prima del previsto. Ma non le etichette indipendenti, che erano il vero pilastro di quella Disco Music autentica così lontana dal rock eppure così simile se rapportata al suo appeal per la pista da ballo, il "dancefloor".
"Fire night dance" su questo fronte era IL disco ideale, un disco che nessun DJ si sarebbe dovuto perdere, un disco che avrebbe dovuto muovere il mondo (o perlomeno l'Italia) sulle sue note. Quattro brani estesi, con circa la stessa identica struttura strofa-ritornello, che spaziano tra varie formule al fine di rendere la nottata indimenticabile e di facilitare il lavoro del DJ, sciamano della sera. Si parte con la famosa "Walking on music", pezzo da novanta e vera base del disco. Attraverso complessi arrangiamenti e ritmi precisissimi riesce ad essere funky, sperimentale, orecchiabile e ballabile al tempo stesso. Le tastiere e le percussioni si legano insieme in un legame veramente curioso e ben riuscito, che anticipa (di molto) l'era in cui l'elettronica e la acustica avranno ugual peso in un brano. Gli otto minuti e mezzo di durata sono perfetti per coinvolgere senza stancare sia quello che ascolta, sia quello che danza. E questo è solo l'inizio di un EP che deve ancora finire. Dopo un po' si arriva al secondo brano, l'oscura e ipnotica "Devil's run", che si rifà completamente allo stile della precedente canzone, ovviamente cambiando melodia e arrangiamenti, che quì suonano più elettronici (è presente una drum machine sovrapposta alla batteria acustica) e il ritmo si fa più incalzante (ma il tempo resta uguale, sui 135 BPM). Particolarmente curata, come sempre in una produzione Petrus-Malavasi la parte vocale, che suona perfettamente sincrona e intonata.
Si passa al lato B dopo altri otto minuti e mezzo. Il terzo pezzo è anche la title track dell'album, "Fire night dance", una notte veramente infuocata, passata a ballare. Lo stile è lo stesso delle precedenti due tracce e poco in realtà cambia. Stavolta però gli arrangiamenti sono i più acustici di tutto il disco. Poco o null'altro da dire al riguardo, a parte che il pezzo è lungo ancora otto minuti e mezzo. Finora belle canzoni, un po' commerciali ma perfettamente godibili e ben suonate, ma niente di davvero nuovo all'orizzonte. Sono tre canzoni molto simili, che risultano molto utili come riempi pista efficaci. Ma dov'è il pezzo cult di tutto il disco? Come per la stragrande maggioranza delle produzioni Petrus-Malavasi, il pezzo cult è sempre l'ultimo. Ecco a voi "Fly with the wind", nove minuti di sperimentalismo puro applicato alla pista da ballo, dove se non fosse per qualche spruzzatina di percussioni qua e la si potrebbe definire come primo esempio di computer-dance-song Italiana. Atmosferica e di impatto notevole, "Fly with the wind" conclude con un tocco epico un EP di sicuro effetto e di buona qualità (seppur oggi risulti inevitabilmente datato) , ma di certo non la cima della label Goody Music (allora ancora giovane), che farà uscire molti album migliori nella sua breve ma mitica storia (scomparirà, dopo aver cambiato nome per due volte, nel 1986, l'anno in cui Jacques Petrus, il manager e il proprietario venne misteriosamente assassinato in Guadeloupe).
L'album è stato interamente registrato negli studi FONOPRINT di Bologna e missato a New York, adoperando musicisti Italiani e vocalist Americani. Musicisti: Chitarra: Fabbri Giorgino Basso: Davide Romani Drums: Gabrielli Melotti Congas: George Aghedo Sax: Rudy Trevisi Trombone: Sandro Comini Tromba: Mauro Malavasi Sintetizzatore, pianoforte, piano elettrico: Mauro Malavasi Percussioni: George Aghedo, Rudy Trevisi Assistente ai synth e ingegnere del suono: Maurizio Biancani. Vocalists: Voce principale: Leroy Burgess Cantanti di sottofondo: Arthur Simms, Joe Scott, Sammy Gaha, Ann Calvert, Gloria Turner, Claudia Polley, Hilda Harris, Lavelle Duggan, Maerethia Stewart.
Il disco è stato pubblicato su dischi "Prelude", oggi è molto difficile da reperire su CD. Le stampe su LP sono ancora reperibili (non in grosse quantità) su eBay. Disponibile su CD (all'interno di una raccolta dell'intera discografia) da Fonte Records. Recentemente è uscito anche un "The very best of Peter Jacques Band" da "Pull" distribuzione. La Peter Jacques Band pubblicherà altri due album, uno di questi nel 1980 ("Welcome back") , dopo un anno solo, con un sound decisamente migliore e più moderno.
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