Il mare ha sempre affascinato l'uomo. Forse per la sua immensità, forse per il suo blu intenso. Questo "Master and Commander" di Peter Weir affascina meno del mare. Regia in grande stile, kolossal super sponsorizzato, tante belle parole: il risultato è una pellicola di indubbio valore ma che non riesce a trasmettere emozioni.
Analizzando l'opera dell'australiano trapiantato a Hollywood, salta subito all'occhio il realismo degli oggetti. Dalle navi, ai costumi, per finire alle battaglie tutto è realizzato in copie fedeli delle attrezzature dell'età napoleonica. Questa tendenza realista, nonostante sia azzeccata e formidabile nella rievocazione dello scenario marinaro ottocentesco, risulta perlomeno forzata agli occhi degli osservatori. Infatti "Master and Commander - Ai confini del mare", non offre nessuna divagazione fantastica, ma appare troppo come un film "schematico" troppo fedele a delle linee di produzione scelte a tavolino. Ed ecco che quindi la storia del capitano della surprise, Jack Aubrey (Russell Crowe) incaricato di dare la caccia alla fregata francese Acheron, finisce più per portare sul grande schermo le manie scientifiche del dottore di bordo Maturin (Paul Bettany) invece che raccontare l'inseguimento in mare tra le due navi avversarie.
Per il resto il film contiene i soliti temi cari a Weir: l'amicizia dal punto di vista dei giovani grazie ai due baby marinai Calamy e Blackeney, la continua ricerca del paesaggio esaltato qui dalle bellissime inquadrature sul blu sconfinato del mare e dai scorci panoramici delle isole Galapagos. Altro tema preponderante della filmica di Peter Weir è l'eroismo, presente in dosi massiccie: il capitano Aubrey incarna il tipico eroe devoto che istruisce il suo equipaggio attraverso l'assoluta e completa disciplina. Da notare inoltre la quasi totale mancanza della figura femminile, che si intravede soltanto per pochi secondi.
Ispirato ai romanzi di Patrick O'Brian, il quattordicesimo lungometraggio di Weir ha il sapore del film epico, con la sua venatura realista che si distacca però, in maniera netta dall'abuso di effetti speciali. Il computer è presente ma è poco invasivo, tanto che la maggior parte dei 135 milioni di dollari utilizzati sono stati usati per la ricostruzione delle navi e delle divise militari.
Il ritratto marinaresco che ci ha offerto nel 2003 Peter Weir è senza dubbio di buona fattura, sapientemente bilanciato tra epicità e spettacolo, tra eroismo e avventura. Quello che non convince è l'atmosfera piatta che si respira per gran parte della durata (oltre due ore) del film. Alla fine della visione di "Master and Commander" rimangono in mente una manciata di personaggi che hanno basato la loro vita sull'onore, la patria e l'amicizia.
2 Premi Oscar: miglior fotografia e miglior montaggio sonoro.
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