"Buongiorno Truman!", "Bella giornata, vero Truman?!". Come sono gentili e amichevoli coloro i quali rivolgono i quotidiani saluti, gentili e amichevoli, al nostro Truman: sono persone ad hoc, perfette. È proprio questo il problema: sono perfette.
Non esiste, come sappiamo, la perfezione nell'uomo, ognuno a qualche difetto - una minima perfezione, che consentirebbe una buona vita, a mio avviso, è raggiungibile solo ammettendo l'imperfezione umana. Le persone che salutano Truman (Jim Carrey) sono finte, false e non esistono nella realtà. Sono le stesse persone delle pubblicità che alle 7.00 del mattino si alzano col sorriso stampato sul viso, calde e calorose verso i membri della propria famiglia. Ma Truman non se ne accorge? Assolutamente no, pensa che questa sia la normalità. Come può essere il contrario, visto che è dalla nascita che sente questi saluti e che sente la "perfezione" intorno a se. Tutto ciò, però, è finzione. Truman non sa di essere, dalla nascita, il protagonista del "fantastico" The Truman Show.
Uno show televisivo, ideato dalla mente di Christof (Ed Harris) - qualche analogia con Cristo?-, che segue passo per passo i passi di Truman nella vita, nello spazio e nel tempo. Vive in una città "finta", con una moglie (Laura Linney) "finta" (attrice che recita la parte di "moglie"), con un lavoro "finto", con degli amici "finti" e così via. L'unico "originale" è Truman (il nome deriva da True Man, Uomo Vero?). Ma un "originale" può mai vivere con il "finto"? In altre parole: l'imperfetto, poiché umano, Truman può vivere in una situazione di perfezione? Assolutamente no. Innanzi tutto, il perfetto non si incastra con l'imperfetto, proprio perché diversi e opposti. In secondo luogo perché il "perfetto uomo", come sappiamo dalle premesse, fatica a viver se non con l'ammissione della propria imperfezione, quindi i vari attori non riescono a lungo recitare la parte di "perfetti". È così che il povero Truman - dopo il noto "errore dell'auto"- si accorge di "vivere" in un mondo "perfetto", costruito ad hoc, ma innaturale.
Come scardinare questo mondo in solitaria, senza nessuno che come lui sia "naturale"? L'unico modo è essere il più naturale possibile, istintivo e impulsivo. Truman lancia la sfida all'artificiale. Questa, a suo malgrado, dopo diversi tentativi di "salvarsi la faccia" corteggiando Truman, è destinata allo scacco. L'ultima mossa di Truman, di una battaglia senza precedenti, è uscire dalla città - cosa che gli "attori" dello show avevano tentato di impedire in tutti modi. Si tratterà di una gesto vincente, poiché nel momento in cui, con la sua barca, toccherà lo "sfondo" del set, Truman, pugnalerà a morte l'artificiale, dichiarandosi, infine, un uomo libero di vivere immerso nella naturalità.
Nei film di Peter Weir che ho potuto vedere, la natura regna da sovrana, o emerge inevitabilmente, e l'artificio umano, non è che un mero pidocchio, fastidioso, ma perdente in principio.
In Master e Commander, l'unico modo per sconfiggere e sopravvivere alla nave (artificio) è affidarsi al mimetismo animale (natura); in Picnic ad Hanging Rock, la natura si scopre incontrollabile dall'uomo e misteriosa; in L'attimo fuggente l'insegnamento ideale e vincente risulta essere quello che da libero sfogo agli studenti, che evade l'artificioso edificio e la classe dalla struttura alienante.
Concluderei con una domanda: Truman, alla fine, diventa "libero" perché consapevole della sua "prigionia" nel determinismo naturale, come direbbe il filosofo Spinoza, o "libero" per arbitrare le proprie scelte lungi da determinismi artificiali?
Carico i commenti... con calma